“Così com’è scritto oggi, pur non essendo ad aziendam, non credo che questo provvedimento sia utilizzabile anche per altre situazioni – ha sottolineato Orlando – penso che nelle parole di Squinzi ci sia un riflesso ideologico che non aiuta a risolvere una situazione così importante. E poi – ha aggiunto il ministro – non stiamo parlando di un’azienda pienamente amministrata da una società, ma di una fabbrica che era affidata ad un custode giudiziario, sulla base di un provvedimento della magistratura . Se il Governo non fosse intervenuto, il risultato, secondo quando ci hanno detto gli amministratori dell’Ilva, sarebbe stato il mancato pagamento degli stipendi di giugno”. Insomma, aggiungiamo noi, l’ennesimo ricatto. Il ministro ha poi aggiunto che “la proprietà privata è assolutamente sacrosanta in questo Paese ma trova dei limiti: il primo è quello del rispetto della persona, come ha ricordato bene oggi il vescovo di Taranto”.
A differenza del suo predecessore Corrado Clini, Orlando è molto più cauto quando si tratta di commentare l’operato dei magistrati. Dribbla, pertanto, le domande tendenziose del conduttore su un presunto accanimento delle toghe ioniche nei confronti dell’Ilva e sulla loro volontà di chiudere lo stabilimento. Così, mentre l’ex ministro se la prende con gip e pm tarantini per i ritardi nell’applicazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, Orlando preferisce affidarsi ad una sorta di galateo istituzionale. “Io mi baso sui fatti. C’era un provvedimento della magistratura che diceva alcune cose: che l’Aia non era stata rispettata (cosa confermata da Ispra); che le risorse da investire nel risanamento potevano essere “dirottate” altrove. Noi abbiamo provato a dare una risposta politica a questi due problemi. Sul recondito pensiero della magistratura è più prudente non avventurarsi. Quando ci sono di mezzo 12mila lavoratori, una città inquinata e un comparto economico che rischia un colpo molto forte, non bisogna avventurarsi nello scontro tra poteri ma cercare una soluzione per ricucire e ripartire. Ci sono iniziative della magistratura discutibili e infondate, ma non credo sia il caso di quella tarantina. Si può discutere sulla congruità dei provvedimenti, ma non si può dire che i magistrati di Taranto si siano basati sul nulla”.
Alessandra Congedo
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