Dunque, i sindacati dimostrano di non aver letto le due relazioni trimestrali redatte dall’Ilva (la prima del 27 gennaio, la seconda del 27 aprile), che annunciavano sin da subito ritardi e richiesta di proroghe. Non hanno letto il documento dell’ARPA Puglia dello scorso 13 febbraio, in cui vi era scritto che “i differimenti temporali non fanno altro che incrementare il fenomeno di danno ambientale già in atto. La situazione ambientale dello stabilimento non registra segni di miglioramento e la direzione non rispetta le prescrizioni AIA”.
Né hanno letto la relazione dei tecnici dell’ISPRA che dopo l’ispezione del 5-6-7 marzo segnalarono almeno nove prescrizioni non rispettate. Né pare abbiano letto l’AIA redatta dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini che prevede infatti che l’impresa possa richiedere “modifiche non sostanziali alla tempistica degli interventi prescritti sulla base di motivazioni tecniche ed economiche”. Dunque è lo stesso ministero ad aver autorizzato l’Ilva a chiedere una dilazione “non sostanziale” dei tempi di assorbimento delle disposizioni previste nell’AIA. Non è dato sapere dunque, di cosa si sorprendono: eppure recitano ancora la parte dei “colpevoli inconsapevoli” come li abbiamo ribattezzati ultimamente. Volete un consiglio sincero? Dimettetevi in massa e datevi ad altro. E’ la soluzione migliore per tutti.
G. Leone (TarantoOggi, 28.05.2013)
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