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Taranto, Fiom-Cgil: “Un’altra Ilva è possibile”

Non possiamo più aspettare! Di fronte al susseguirsi dei sequestri giudiziari nei confronti di RIVA Fire, abbiamo già espresso come FIOM la piena fiducia  nell’operato della Magistratura e consideriamo non più rinviabile l’integrale applicazione della legge 231/12, laddove prevede, in caso di inadempienza della proprietà, il ricorso all’Amministrazione Straordinaria e la requisizione dello Stabilimento,  come previsto dagli artt. 41 e 43 della Costituzione.

Il primo semestre a disposizione dell’ILVA per ottemperare alle prescrizioni A.I.A. è volato via senza che si sia messo mano agli interventi strutturali, come peraltro risulta dalle relazioni ISPRA, dalle note dell’Autorità Garante e dalla stessa ordinanza della Procura. L’ AFO1 è fermo da Dicembre senza che vi sia ancora nessun progetto di rifacimento, così come le batterie di cokeria 3-4-5-6. Della copertura dei Parchi Minerali si conoscono soltanto i fumosi annunci di progetti preliminari senza alcun concreto intervento, mentre nel sistema di sicurezza dello stabilimento si sono aperte numerose e gravi falle.

Le dimissioni del Consiglio di Amministrazione determinano una situazione d’incertezza il cui esito si conoscerà soltanto il 5 giugno, giornata nella quale è già convocata l’Assemblea dei Soci di ILVA S.p.a. La FIOM rispetto a quanto sta accadendo ritiene che:

1.  Il Governo nazionale debba convocare a Palazzo Chigi uno specifico tavolo di confronto con le Organizzazioni Sindacali e tutti i livelli istituzionali, per affrontare e risolvere la nuova emergenza ILVA. Il sito di Taranto è strategico sia per il territorio che per il futuro della filiera della siderurgia italiana ed europea e richiede un impegno immediato ai massimi livelli.

2.  lo Stato, più che mai ora, deve svolgere la sua funzione di garanzia adottando quei provvedimenti necessari per l’utilizzo delle risorse sequestrate finalizzandole al risanamento ambientale e garantire così la salute e l’occupazione, evitando che ai ritardi già accumulati sinora se ne aggiungano altri.

3.  il Contratto di Solidarietà sottoscritto il 14 marzo al Ministero del Lavoro fra azienda e  sindacati è la risposta a qualsiasi nuovo ricatto occupazionale. Esso va rispettato in tutto e per tutto. I nuovi sequestri non intaccano la capacità produttiva dello stabilimento né la possibilità di commercializzare i prodotti, per cui rigettiamo le dichiarazioni che vedono “a rischio 40.000 posti di lavoro tra diretti e indotto”.

Difendere lo stabilimento significa pretendere che gli  interventi di messa a norma degli impianti inizino e procedano senza più ritardi. Non bisogna cedere all’ennesimo ricatto che vedrebbe nuovamente contrapposti i lavoratori col territorio. La legge va applicata fino in fondo e il Governo è chiamato a fare la sua parte.

UN’ALTRA ILVA E’ POSSIBILE!

Comunicato stampa della Fiom-Cgil

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