I fratelli Emilio e Adriano Riva sono indagati a Milano per trasferimento fittizio di beni, truffa ai danni dello Stato, evasione fiscale e riciclaggio. Secondo l’accusa del GIP di Milano e in base a quanto riportato da agenzie di stampa, i Riva avrebbero, mediante operazioni fra l’Italia e l’estero, occultato la reale disponibilita’ finanziaria dell’Ilva.
Sulla base di quanto appreso da fonti di stampa, l’ipotesi dei magistrati milanesi riguarderebbe l’uscita del ragguardevole capitale del valore di 1,2 miliardi di euro dalle casse del colosso siderurgico tarantino. Ricordiamo che, solo pochi mesi fa, in Parlamento, veniva approvata trasversalmente, da quasi tutti i partiti, una legge per fermare la Magistratura e autorizzare l’Ilva a produrre con gli impianti ritenuti inquinanti e posti sotto sequestro.
Alla luce di questi ulteriori e gravi sviluppi, risulta ancora più inquietante che sia diventata legge dello Stato una legge “ad hoc” per un’azienda i cui proprietari sono oggi indagati per truffa ai danni dello stesso Stato. Aiutare Riva si e’ rivelato un clamoroso autogol dello Stato.
Questi ingenti capitali devono ora ritornare a disposizione della città di Taranto per sanare i gravi danni causati in tutti questi anni, molti dei quali, purtroppo, saranno certamente irreparabili. Infine, ci chiediamo con preoccupazione quanto ancora dobbiamo aspettare affinchè il sindaco Ippazio Stefano presenti una formale citazione di risarcimento per i danni causati dall’Ilva, cosi’ come accertato dalla sentenza della Cassazione dell’ottobre 2005 sui parchi minerali.
Fabio Matacchiera (Fondo Antidiossina) e Alessandro Marescotti (Peacelink)
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