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Aia e Ilva: incontri “segreti”

TARANTO – Negli incontri previsti nella giornata di venerdì scorso nell’agenda del neo ministro dell’ambiente Andrea Orlando, c’erano anche quelli con i rappresentanti dell’Ilva. Peccato che nella nota ufficiale del ministero venissero menzionati soltanto quelli con “tutti i soggetti istituzionali interessati alla attuazione dei progetti in corso per la bonifica ed il risanamento dei siti civili e del sito industriale dell’Ilva”. La nota proseguiva infatti così: “Orlando vedrà quindi il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il presidente dalla provincia di Taranto Giovanni Florido, il Prefetto di Taranto Claudio Sammartino, il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, il garante dell’attuazione dell’AIA Vitaliano Esposito, il commissario per le bonifiche Alfredo Pini, il soggetto attuatore degli interventi previsti nel protocollo di intesa per la bonifica dei siti civili di Taranto, Antonio Strambaci  e il presidente dell’Autorità portuale Sergio Prete”.

Ed invece, a margine degli incontri istituzionali, il neo ministro dell’Ambiente ha incontrato anche i vertici dell’Ilva Spa. Fonti ben informate del sottore siderurgico sostengono che l’azienda avrebbe colto l’occasione per avanzare alcune richieste sull’iter di avanzamento dei lavori di attuazione dell’AIA. Secondo quanto si apprende, Ilva non avrebbe messo in discussione né i limiti di emissioni, né le date di scadenza per il raggiungimento degli obiettivi (e ci mancherebbe altro visto che dal 1 gennaio entreranno in vigore i nuovi limiti emissivi industriali previsti dalla direttiva europea 2010/75/Ue, ndr), ma pare avrebbe chiesto la possibilità di una rimodulazione del cronoprogamma dei lavori per un motivo ben preciso: ottimizzare e minimizzare l’impatto degli interventi sia sugli impianti che sul processo produttivo. Richieste alle quali pare che, per il momento, non sia giunta risposta dal ministero dell’Ambiente.

Del resto, la richiesta dell’azienda non é nuova (vedi la copertura dei nastri trasportatori posticipata ad ottobre 2015 quando doveva essere realizzata entro lo scorso gennaio, oltre che essere prevista già nei primi atti d’intesa del lontano 2003, ndr) ed inoltre è stata già autorizzata dallo stesso ministero quando a presiederlo vi era Corrado Clini. Nel merito del rispetto della tempistica delle varie prescrizioni, la normativa in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale, richiamata dalla legge 231 del 2012 “Salva Taranto”, prevede infatti che l’impresa possa richiedere “modifiche non sostanziali alla tempistica degli interventi prescritti sulla base di motivazioni tecniche ed economiche”. Dunque è lo stesso ministero ad aver autorizzato l’Ilva a chiedere una dilazione “non sostanziale” dei tempi di assorbimento delle disposizioni previste nell’AIA.

Quanto elastica possa essere questa proroga non è dato saperlo. Ma guardando all’esempio della copertura dei nastri trasportatori, sembra proprio che i cordoni sia alquanto larghi. Il ragionamento del ministero, non fa una grinza: “La richiesta di Ilva non modifica i tempi per la conclusione degli interventi (36 mesi) ma ne prevede la rimodulazione. Pertanto sulla base di quanto previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata il 26 ottobre 2012 e delle successive integrazioni in applicazione delle norme in vigore, al momento non risultano inadempienze da parte dell’azienda”. Logico: se ad ogni prevista scadenza si concede una proroga, l’Ilva sarà sempre in “regola” con la tempistica prevista.

Ma il danno maggiore prodotto dall’AIA, come abbiamo più volte rimarcato su queste colonne, è l’adozione della BAT rilasciate dall’Ue per la riduzione emissiva. Perché in questo caso viene concesso all’azienda di adottare quelle tecnologie che la stessa ritiene più idonee (soprattutto economicamente): ecco perché in attesa di una futura e chissà se mai realizzata copertura dei parchi minerali, l’Ilva può adottare i famosi fog cannon (prescrizione sulla quale come abbiamo visto la scorsa settimana l’azienda è in ritardo nella sua applicazione, ndr) e proseguire nella costruzione della famosa barriera frangivento. Il tutto in attesa di conoscere la seconda relazione dei tecnici ISPRA che svolgeranno la prossima perlustrazione tecnica soltanto ai primi di giugno. Per ora, dunque, non ci resta che attendere. Nella speranza che i “wind days” segnalati da ARPA Puglia (per ieri e oggi, ndr) non facciano troppi danni all’ambiente.

Parlare e scrivere di Ilva oramai fa “chic”

Infine, segnaliamo due incontri dibattiti sull’Ilva che si svolgeranno nella giornata di giovedì. Non a Taranto, purtroppo. Ma a Roma e Milano. Il primo, dall’affascinante titolo “Ilva, Taranto, Italia”, si svolgerà nella sala tesi sedute di Laurea della facoltà di Economica dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, e vedrà protagonisti l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, lo scrittore, attore teatrale e project manager Alessandro Langiu (che ha trattato della vicenda Ilva in tempi non sospetti e con spettacoli teatrali molto belli anni addietro) e il giornalista e scrittore Angelo Mellone (quest’ultimi due entrambi tarantini) e moderato da Gustavo Piga, ordinario in Economia Politica nella stessa università.

Il secondo invece, vedrà protagonista il direttore generale di ARPA Puglia Giorgio Assennato che relazionerà al seminario “Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e problematiche sanitarie (Risk Assessment). Il caso ILVA” organizzato dalla Fondazione IRCCS Ca’ Grande in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. Se qualcuno dovesse trovarsi in zona, sarebbe gradito un dettagliato report. Anche perché, dallo scorso 26 luglio, segnaliamo una bulimia di libri, reportage, spettacoli teatrali, documentari, mostre fotografiche, dibattiti, incontri e varie ed eventuali, da parte di personalità tarantine e non che per anni hanno taciuto o affrontato l’argomento Ilva con grande attenzione per “non disturbare troppo, che non si sa mai”.

Gianmario Leone (TarantoOggi)

 

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