Dalla tubazione, secondo quanto si è appreso, è uscita una gran quantità d’acqua che si è riversata sulla strada e sui binari. La valvola centrale è stata chiusa dopo circa un’ora. Gli impianti non hanno subito danni e l’attività produttiva è proseguita come se nulla fosse. L’Usb (Unione sindacale di base) provinciale ha inviato una nota alla direzione aziendale e allo SPESAL (Servizio di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro) dell’Asl invitando quest’ultimo organismo ‘ad intervenire per le indagini che il caso richiede. Dunque, le condotte che portano acqua dal Mar Piccolo all’interno dell’Ilva, continuano a causare problemi di non poco conto, come segnalato la scorsa settimana dal consigliere regionale Fabiano Amati: chissà, magari aspettiamo l’ennesima tragedia prima di intervenire in maniera seria e drastica.
Tutto questo mentre sull’Ilva è calato un silenzio totale. Non si ha notizia alcuna dell’approvazione del bilancio 2012, né del piano industriale, né del piano finanziario che dovrà garantire la copertura per i lavori sugli impianti previsti dall’AIA. Il tutto mentre si è in attesa della seconda relazione trimestrale dei tecnici dell’ISPRA sullo stato di attuazione dell’autorizzazione integrata ambientale, dopo le ben nove violazioni registrate nella prima visita tecnica del 5-6-7 marzo scorso. E tutto questo silenzio, può soltanto essere un presagio funesto sul futuro del più grande siderurgico d’Europa. Perché tanto, primo o poi, anche il neo ad Enrico Bondi dovrà iniziare a giocare a carte scoperte. Coadiuvato dal fido Bruno Ferrante. E lì saranno dolori. Per tutti. Non ci resta che attendere.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 04.05.2013)
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