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Di notte e di giorno l’Ilva fa quello che vuole – Ecco video e foto

Questa mattina, sul quotidiano “TarantoOggi”, è uscito un importante articolo (corredato da foto eloquenti), scritto da Gianmario Leone, che conferma tutte le nostre perplessità su come il siderurgico continua a produrre da quando è in vigore la legge “Salva Ilva”. Grazie al contributo fornito da due eco-sentinelle, InchiostroVerde è in grado di mostrarvi anche dei video girati di giorno (lo scorso 25 aprile) che avvalorano quanto denunciato dal collega (di seguito il suo articolo). Ci impegniamo a inoltrare queste immagini al garante per l’Aia Ilva, Vitaliano Esposito. E’ questo il nostro modo di intendere il giornalismo. E’ questo il nostro modo di lavorare nell’interesse della città. (A. Congedo)

httpv://www.youtube.com/watch?v=d_T4iUn6AT4

httpv://www.youtube.com/watch?v=4D6ye7810mA

TARANTO – Queste foto sono soltanto alcune di quelle scattate nei giorni scorsi da due eco-sentinelle. E rappresentano in modo inequivocabile come l’Ilva continui imperterrita a fare quel che vuole. Sia di giorno che di notte. Queste immagini rappresentano il fallimento totale di una politica cieca e ignorante, che ha preferito salvare per qualche mese ancora con una legge ad hoc, la produzione di uno stabilimento siderurgico invece di tutelare la vita e la salute di migliaia di persone ed allo stesso tempo di salvaguardare un ambiente già fortemente compromesso.

Queste foto le inviamo idealmente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; al neo primo ministro Enrico Letta che la scorsa estate giudicò indispensabile la produzione Ilva per il sistema economico italiano; ai neo ministri della Salute e dell’Ambiente; all’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini; a tutti i parlamentari italiani che lo scorso dicembre votarono in massa la legge 231/2012; a tutti i sindacalisti di ogni ordine e grado, che continuano a sognare un’eco-compatibilità ipocrita sulla pelle degli operai e dei cittadini; a Confindustria e Federacciai; al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola; all’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, al dirigente regionale Antonello Antonicelli e all’assessore provinciale all’Ambiente Giampiero Mancarelli che pochi giorni fa hanno dichiarato come la situazione dell’aria di Taranto sia nettamente migliorata e che l’Ilva sia in ritardo nel rispetto di una sola prescrizione prevista dall’AIA; al presidente della Provincia Gianni Florido; al sindaco di Taranto Stefàno e a tutti coloro che hanno fatto parte della politica tarantina negli ultimi 60 anni, e che oggi sperano di lavarsi la coscienza grazie all’indagine che vede coinvolto l’attuale primo cittadino, scaricando ipocritamente su quest’ultimo ogni tipo di responsabilità; a tutti coloro i quali potevano fare qualcosa ed hanno preferito voltarsi sempre dall’altra parte. Ma l’elenco potrebbe tranquillamente continuare.

In queste foto si vede ciò che accade di notte: ricordiamo ancora quando durante un incontro organizzato all’istituto Righi di Taranto nel febbraio del 2011, da Peacelink e dal Fondo Antidiossina Onlus, alla presenza del dr. Stefano Raccanelli direttore del Laboratorio Microinquinanti INCA Venezia, un tecnico dell’Ilva sostenne la tesi secondo cui quello che i tarantini vedevano di notte non era dovuto all’aumento di produzione e quindi di inquinamento, bensì ad un effetto ottico classico di una città di mare dove di notte aumentano nebbia e foschia. Ma in queste foto si vede anche altro: ad esempio la diossina che continua ad uscire dagli elettrofiltri dell’agglomerato, posti alla base del camino E-312.

La perizia dei periti chimici stabilì che l’impronta della diossina che aveva contaminato i pascoli ed avvelenato il bestiame delle masserie nel raggio di 20 km dall’Ilva, era la stessa che fuoriesce, ancora oggi, dagli elettrofiltri. Come si può vedere, nulla è cambiato. Così come sono ancora evidenti i fenomeni dello “slooping”, che sprigiona in atmosfera gas inquinanti dovuti all’utilizzo improprio delle torce al servizio delle acciaierie. Ed ancora: si vedono due operai intenti a lavorare sui pilastri alti 21 metri della barriera frangivento inaugurata in pompa magna nello scorso luglio, ma che non servirà a trattenere le polveri più sottili che si sprigionano dai campi minerali a tutt’oggi ancora all’aria aperta. Come si faccia a far salire un operaio a quelle altezze senza obbligarlo alla dotazione di un caschetto, non è dato sapere. Ma è questo che accade nel più grande siderurgico d’Europa. Questi sono i fatti. Tutto il resto, conta meno di zero.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 29.04.2013)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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