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Referendum Ilva, Comitato 14 Aprile: “Non è un flop. C’è un grande movimento d’opinione”

TARANTO – Referendum Ilva. Il giorno dopo. Il “Comitato 14 Aprile” si ritrova nella sala conferenze del centro sportivo “Magna Grecia” e prova a fare un primo bilancio. «La stampa nazionale ha parlato di flop, ma la realtà va letta diversamente – dice Giacomo Raffaelli, coordinatore del movimento “Rinascere” – quelle 31mila persone che hanno votato “Sì” rappresentano un movimento di opinione enorme. In pratica sono stati raddoppiati i voti presi da Bonelli alle elezioni comunali. Tutto ciò può costituire l’alba di un giorno nuovo per Taranto. Si tratta di gente che ancora non ha trovato un’adeguata rappresentanza».

Vedere il bicchiere mezzo pieno, quindi. I componenti del Comitato fanno un piccolo passo indietro, a un paio di settimane fa, quando per strada non c’era neanche un manifesto che desse la minima impressione di essere alla vigilia di un voto storico per Taranto. «Siamo stati noi, mentre eravamo in piena Settimana Santa a decidere di investire una piccola somma per mettere i primi manifesti – ricordano i componenti del Comitato – purtroppo c’erano difficoltà oggettive: a cominciare dal  quorum troppo alto (50% + 1) fino ad arrivare all’accorpamento delle sezioni, deciso dal Comune, che certamente non ha facilitato la partecipazione dei cittadini».

«Sono stati messi in atto dei tentativi di sabotaggio  che hanno prodotto un risultato vincolante per la classe politica –  evidenza Saverio De Florio – a Taranto c’è una frattura sociale che non è stata creata dai movimenti ecologisti. Questi ultimi hanno solo rappresentato il termometro della situazione. Purtroppo, c’è una classe dirigente che continua ad alimentare questa frattura. Ci sono quartieri che sono vittime di un’economia del terrore che sta compromettendo il futuro della città. Si fa credere che l’economia della provincia ionica dipenda per il 75% dalla grande industria. Va detto, invece, che l’industria ha un peso del 25%. Quella pesante del 15%».

Sull’astensionismo che ha segnato l’appuntamento referendario si sofferma Angela Mignogna: «Non ci ha meravigliato – dice – sappiamo che  la nostra città è un po’ abulica. Abbiamo voluto lanciare una scommessa per risvegliarla. C’è di positivo che 34mila persone sono andate a votare senza che ci fosse in gioco un tornaconto personale». Luigi Giancipoli (Taranto Futura) se la prende soprattutto con il Comune: «Avrebbe dovuto mandare una lettera a tutti gli elettori per avvisarli dell’accorpamento delle sezioni. Sicuramente presenteremo una denuncia, senza escludere la possibilità di chiedere un annullamento della consultazione referendaria».

Polemico anche l’intervento di Raffaelli nei confronti di chi, nel fronte ambientalista, ha lasciato “solo” l’avvocato Nicola Russo, promotore dei quesiti referendari con “Taranto Futura”: «Qualcuno lo ha appoggiato solo nella parte finale e in maniera molto sommessa. Che dire poi del Movimento 5 Stelle che ha mandato un comunicato a sole dodici ore dall’apertura dei seggi? E del Pd che ha indicato ai propri elettori di andare a votare in maniera assolutamente anonima  e quasi sottovoce? C’è una città, oggi,  che non si sente rappresentata – aggiunge – è con quella che bisogna dialogare».

Alessandra Congedo per InchiostroVerde

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