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Bonifiche, nodo Mar Piccolo

TARANTO – Nuova puntata ieri mattina, nella sede dei Vigili del Fuoco, della cabina di regia sulle bonifiche coordinata dal commissario straordinario Alfio Pini. Intorno al tavolo, oltre agli enti preposti, due delegati del ministero della Coesione Territoriale e uno del ministero dello Sviluppo Economico. Si è trattato della quarta riunione tecnica ed ancora una volta a tenere banco è stata la situazione del I seno del Mar Piccolo, per la cui “bonifica e alla messa in sicurezza permanente dei sedimi contaminati da PCB del Mar Piccolo” sono stati stanziati 21 milioni di euro (50 invece i milioni di euro destinati alla “messa in sicurezza e bonifica della falda superficiale del SIN di Taranto”). L’azione di bonifica è ovviamente dipendente dall’accertamento dell’origine di tutte le fonti di inquinamento e dalla loro eliminazione. Operazione che richiede tempi lunghi e che rischia di interferire con la tempistica di finanziamento dei progetti di bonifica. Entro luglio vanno presentati gli esami sullo stato dei sedimenti del Mar Piccolo e l’eventuale presenza di fonti inquinanti ancora attive. Ad ottobre invece, dovranno essere presentati i progetti di bonifica. Ma è sicuro che i tempi non saranno rispettati.

Di certo c’è soltanto che il timer scadrà inesorabilmente a dicembre, termine al di là del quale si perderanno automaticamente i 20 milioni stanziati dall’atto d’intesa e garantiti dal “Fondo Sviluppo e Coesione” della Regione Puglia inserito nell’ultima delibera CIPE. La novità della riunione di ieri consiste nell’accoglimento della proposta di ARPA Puglia, che sin dal primo incontro svolto il 19 febbraio, ha chiesto di poter effettuare una serie di studi approfonditi sulle fonti inquinanti e sulla circolazione delle correnti marine. Ma soprattutto sulle ripercussioni che potrebbe avere il dragaggio del I seno avrebbe sul resto del mar Piccolo. Sì, perché ieri siamo venuti a conoscenza del fatto che nell’atto di intesa sottoscritto a Roma il 26 luglio 2012 riguardante la bonifica e l’ambientalizzazione dell’area tarantina, è stato inserito il vecchio progetto del 2005 del ministero dell’Ambiente, in cui era previsto il dragaggio dei fondali dei primi 170 metri dalla banchina dell’Arsenale, per cui nel 2006 furono finanziati 26 milioni di euro spariti nel nulla.

Lo studio dell’ARPA ha bisogno dei suoi tempi: all’incirca nove mesi, ma l’ente per la protezione ambientale si è impegnato a terminare il tutto entro sei mesi. Inoltre, il timore avanzato dall’ARPA è che l’eventuale dragaggio di quella zona del Mar Piccolo, potrebbe provocare la contaminazione di parte del II seno. Ma come riportammo lo scorso 11 marzo, gli studi dell’ARPA mirano a sciogliere il vero nodo di tutta la faccenda bonifiche: stabilire con certezza scientifica, lo stato di inquinamento in cui versano la falda superficiale e la falda profonda. Su quest’ultima nessuno è oggi in grado di dire come stiano effettivamente le cose. Ecco perché occorre effettuare questi studi. Sarebbe paradossale spendere 21 milioni di euro per una bonifica fittizia del Mar Piccolo che non risolverebbe, di fatto, il problema. Anche perché, al di là dei due soggetti inquinanti oramai accertati (l’Arsenale Militare e la cava piena di PCB presente nella San Marco Metalmeccanica che attraverso la falda profonda che ha sede nella successione del Calcare di Altamura arriva nel I Seno dal lato dei Tamburi e del Galeso), ultimamente l’attenzione si è spostata sui famosi citri (sorgenti di acqua dolce presenti sia nel I che nel II seno del Mar Piccolo).

Sì, perché pare che proprio la funzione che quest’ultimi svolgono da secoli, potrebbe avere un ruolo non secondario in tutta questa faccenda. Ma cosa accadrebbe qualora non si riuscisse ad individuare tutte le fonti inquinanti e la reale situazione della falda profonda? In questo caso ritornerebbe in auge una teoria che da anni viene avanzata anche da diversi esperti del settore: non effettuare alcun intervento di bonifica lasciando che il primo seno di mar Piccolo si auto bonifichi da solo. Questo però potrebbe avvenire in un lasso di tempo abbastanza lungo, diversi anni: il che comporterebbe un intervento dello Stato (magari del ministero della Difesa e della Marina Militare) a sostegno dei mitilicoltori. Magari, quei 21 milioni potrebbero diventare un fondo di garanzia per le cooperative. Vedremo. Sempre restando in tema di bonifiche, c’è da registrare che il Comune di Statte ha presentato il piano di caratterizzazione relativo alla famosa cava, riempita dal ’72 al ’95 di PCB, presente nel terreno della San Marco Metalmeccanica. Della caratterizzazione della cava si discuterà il 23 aprile a Roma nel corso di una Conferenza dei Servizi sul Sito di Interesse Nazionale di Taranto e Statte che si svolgerà presso il ministero dell’Ambiente. Infine, anche il Comune di Taranto si è mosso presentando il progetto per la riqualificazione delle aree delle scuole del rione Tamburi.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 11.04.2013)

 

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