Domenica 14 aprile una città è chiamata ad esprimere un parere sul proprio futuro. Non è chiamata a decidere. Deve solo indicare il proprio orientamento circa il futuro di un’azienda che costituisce grave minaccia per la salute di ogni cittadino. A giudicare dal numero dei detrattori (sindacati, dirigenti d’azienda, imprenditori) si direbbe che è viva la preoccupazione per l’esito della consultazione. In un Paese veramente democratico una simile occasione dovrebbe essere favorita dai soggetti istituzionali e da ogni soggetto sociale. A Taranto si cerca in ogni modo di ostacolarla. Un’amministrazione poco interessata al giudizio dei propri cittadini è giusto che se torni a casa.
Abbiamo conferme e documenti a iosa. La Cassazione si è espressa con grave preoccupazione. Il ministero della salute non poteva essere più chiaro circa le cause dei tumori. La magistratura tarantina ha scelto la via della legge da molto tempo. L’Ilva ha dimostrato ampiamente di volere l’Aia quanto la peste. La sua volontà di collaborazione è un bluff, anzi è passata a denunciare i giudici. Possiamo avere comprensione per i lavoratori ma anche loro si rendono conto che la battaglia per la salute e per la sicurezza è sacrosanta e sanno che se resteremo uniti nessuno di loro sarà lasciato solo.
Ormai è stato toccato il fondo se neanche i morti possono avere degna sepoltura. Come è stato limpidamente denunciato, scavare nella terra intorno all’Ilva è pericoloso per la salute. Per tutte queste ragioni Altamarea solidarizza e offre collaborazione a tutte le associazioni impegnate per il successo del referendum. Sono rimasti pochi giorni utili per lanciare l’ultima offensiva comunicativa. Siamo davanti ad una grande occasione per far sentire la nostra voce. Non lasciamoci sfuggire questa possibilità. Ogni cittadino senta la forte responsabilità di non far mancare il proprio parere.
Comunicato stampa di Altamarea
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