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Esportazioni: per Taranto +18% – Ma non dovevamo morire di fame?

TARANTO – In Puglia, le esportazioni sono aumentate del 7,3%, secondo quanto riportato ieri dai dati dell’Istat per quanto concerne il quarto trimestre del 2012. A livello nazionale l’incremento che le esportazioni hanno registrato è del 3,7% a fronte di un calo delle stesse pari allo 0,2% nell’Italia meridionale, ad esclusione delle Isole.

I dati Istat però, dimostrano anche un’altra evidenza fondamentale principalmente per la nostra città: che il blocco dell’Ilva, per quanto abbia determinato una riduzione del 9,6% delle esportazioni nel settore metallurgico, non ha però ridotto la crescita delle stesse nell’intera economia, non solo pugliese. Infatti, la Regione ha manifestato un incremento delle esportazioni nell’ambito della produzione alimentare, con un aumento pari al 12,9%, e nel settore farmaceutico, con un surplus dell’8,7%. A determinare una riduzione delle esportazioni, secondo i dati dell’Istat, sono stati i prodotti agricoli, in calo del 5%, e il settore tessile con una flessione del 15,9%.

Per quanto riguarda la provincia di Taranto, che istituzioni locali e nazionali, sindacati, Confindustria, Federacciai e quant’altri, avevano annunciato come fosse oramai prossima ad uno stato di indigenza e povertà assoluta a causa della crisi dell’Ilva, la stessa si è riconfermata come importante esportatrici di marmi, il cui settore è cresciuto del 115,7%. Non solo: perché i dati Istat hanno anche riportato come la provincia di Taranto abbia realizzato esportazioni pari al 18,1% per quanto riguarda la produzione di Alenia, nel settore dei trasporti, e di Vestas, nell’ambito degli apparecchi elettrici.

A dimostrazione del fatto che questo territorio possiede già adesso diverse eccellenze che vanno salvaguardate e tutelate ad ogni costo. Ma i dati Istat ci dicono anche altro: che non è vero che l’Ilva sia vitale per la nostra economia e che Taranto non vive di sola Ilva, anzi. Ed infine ci dovrà servire come sprono affinché si lavori per valorizzare davvero il porto, l’aeroporto, l’agroalimentare oltre al settore del turismo. Soltanto in questo modo l’acciaio potrà essere davvero sconfitto.

G. Leone (TarantoOggi, 14.03.2013)

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