2009, Ilva s.p.a. formalizza la richiesta di cassa integrazione per più di 6000 dipendenti per fronteggiare la crisi del mercato dell’acciaio
2013, Ilva s.p.a. formalizza la richiesta di cassa integrazione per più di 6000 dipendenti… risanamento ambientale o nuova crisi di mercato?
Dopo mesi di dubbi è finalmente chiaro dove i Riva vogliono reperire i fondi per l’adeguamento degli impianti: dai cittadini e dagli operai, scaricando sugli stessi il peso di scelte aziendali sbagliate.
Socializzare le perdite dopo aver privatizzato gli utili: non è la prima volta che in Italia ci si trova di fronte ad una situazione simile. La FIAT è stata pioniera di questa strategia in cui ricchissimi imprenditori, spalleggiati da governi e sindacati addomesticati a suon di quattrini, hanno permesso l’impoverimento costante di un intero paese.
La mancata presentazione di uno specifico piano industriale permette all’azienda di non indicare quali siano i reali interventi di adeguamento alle migliori tecnologie possibili: si è passati da investimenti di quasi 10 miliardi di euro, ipotizzati dai custodi giudiziari, ai 4 miliardi indicati dal Ministro dell’Ambiente Clini, all’attuale stima di 2 miliardi e 250 milioni da parte dell’azienda.
Il principio di “chi inquina paga” viene ancora una volta disatteso. La richiesta di cassa integrazione che nei prossimi due anni toccherebbe il picco massimo di quasi 6.500 operai, chiarisce ulteriormente quanto già avevamo anticipato precedentemente: la famiglia Riva intende compensare gli investimenti necessari al rilancio della stabilimento:
– con la cassa integrazione, frutto dei contribuiti dei lavoratori dipendenti italiani;
– attraverso i fondi UE che Federacciaio in nome e per conto della stessa azienda tenta di ottenere;
– con la continuità produttiva a scapito, come sempre, della salute dei tarantini.
In merito all’accordo previsto oggi a Roma tra i sindacati confederali e l’Azienda ci chiediamo: da quando la posizione di Fim, Fiom e Uilm è passata da un netto rifiuto della cassa integrazione al silenzio e all’accettazione della stessa?
Ci rifiutiamo di dare ancora credito ad un gruppo industriale che nel 2008 firmava un accordo di cassa integrazione con i sindacati disattendendolo dopo appena quattro giorni sostituendo il personale in cassa integrazione con operai assunti con contratto interinale, facendo effettuare lavoro straordinario e gestendo in maniera unilaterale la rotazione del personale posto in cassa.
Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti rifiuta fermamente l’oltraggiosa richiesta di cassa integrazione. Non accetteremo che venga tolto agli operai neanche un solo centesimo così come non accetteremo che venga tolto ai cittadini neanche un solo giorno di vita.
Chi ha sbagliato deve pagare e deve farlo adesso.
Comunicato stampa – Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
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