Anche ieri, infatti, FIM-FIOM-UILM, hanno ribadito la propria posizione: “al fine di salvaguardare i posti di lavoro e la salute, non c’è alternativa alla realizzazione dell’AIA per la qual cosa l’Ilva deve ancora assicurare gli investimenti necessari”. E’ ancora latitante infatti, dopo l’arresto del vicepresidente del gruppo Riva FIRE, Fabio, il piano industriale che dovrebbe chiarire, per chi avesse ancora dei dubbi, le intenzioni del gruppo per il prossimo futuro. Alla redazione del piano, dallo scorso dicembre, starebbe lavorando il direttore dello stabilimento, l’ing. Adolfo Buffo.
Ma qualcosa ci dice che quel piano non vedrà mai la luce. Intanto, in vista della nuova visita del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, FIM-FIOM-UILM “ritengono che il Governo, oltre a ribadire ruolo e funzione dell’Autorità Garante nell’applicazione dell’A.I.A. e a chiarire che il confronto con la rappresentanza sindacale dei lavoratori diventi sede permanente, deve altresì rendere esplicito, di fronte alla perdita di credibilità della proprietà dell’Ilva, con quali interventi e provvedimenti intende assicurare, in tempi rapidi, prospettiva allo stabilimento Ilva di Taranto e dell’intero gruppo”.
Come a dire che se il gruppo Riva dovesse disimpegnarsi nel breve volgere del tempo, lo Stato sarebbe costretto a nazionalizzare la fabbrica siderurgica, pagando con i soldi dei cittadini italiani, tarantini in primis, tutti quegli interventi che invece il privato è obbligato da una legge ad effettuare. Infine, domani, la direzione aziendale e i sindacati torneranno ad incontrarsi “per i necessari aggiornamenti sui temi immediati (stipendi, gestione del personale) e delle prospettive (piano industriale, investimenti). FIM-FIOM-UILM, successivamente, convocheranno le assemblee dei lavoratori”. Insomma, il teatrino continua.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 23.01.2013)
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