Prosegue Farina: «E’ bene che anche la procura di Taranto capisca che non c’è alternativa alcuna alla piena applicazione della legge e al conseguente dissequestro delle produzioni finite, oggi giacenti nei piazzali e nei magazzini dell’Ilva. Il dissequestro delle produzioni è quindi un atto dovuto da parte della procura di Taranto e decisivo per consentire l’avvio degli investimenti e delle operazioni di bonifica ambientale e della ripresa delle attività produttive. In assenza di ciò, c’è solo il concreto rischio di chiusura dello stabilimento e di sicuro in questo modo, non si tutelerebbe né l’ambiente, né la salute, né il lavoro. Si precipiterebbe invece in una vera catastrofe sociale e industriale che fatalmente rischierebbe di diventare un grave problema di ordine pubblico, e non solo nella città di Taranto. E’ davvero giunto il momento che la procura di Taranto e la stessa Ilva si rimettano alla legge, alla responsabilità e al buon senso; la Procura applichi la legge senza ulteriori indugi e faccia un passo indietro sul sequestro delle lavorazioni prodotte, l’azienda faccia un passo avanti sugli investimenti ambientali e ricostruisca un rapporto sano e positivo con la città di Taranto».
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