Nella tarda mattinata inoltre, l’Unione sindacale di Base (Usb) ha proclamato anch’essa lo sciopero. Vista la situazione in cui la fabbrica sembra essere stata abbandonata a se stessa, all’ora di pranzo il Prefetto, Claudio Sammartino, ha convocato d’urgenza una riunione del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico, allargata anche ai sindacati e vertici Ilva. Fermo dall’altra notte l’altoforno 5 (ma si tratta di una fermata già programmata per manutenzione), è fermo anche l’altoforno 4 mentre l’altoforno 2 marcia al minimo tecnico con la granulazione della ghisa. L’altoforno 1, invece, è fermo dall’8 dicembre per i lavori di rifacimento (previsti dall’AIA ma già programmati da tempo dall’azienda), mentre l’altoforno 3 è da tempo inattivo e sarà smantellato.
Ferma inoltre una linea dell’agglomerato, con l’azienda che ha segnalato problemi anche sulle centrali. Il prefetto ha posto la questione sicurezza degli impianti dopo aver parlato con l’azienda ed ha chiesto, secondo quanto riferito da fonti sindacali, che nelle prossime ore 87 persone tornino al lavoro nelle due acciaierie per salire poi a 130 unità nella giornata di domenica: in pratica si va verso la precettazione degli operai. Ma è bene sottolineare che se le comandate (apposite squadre di tecnici ed operai che intervengono ogni qualvolta per scioperi o altri motivi non è assicurata la regolarità dell’attività) della produzione saranno rispettate, come è sempre accaduto e sta avvenendo anche in queste ore, non vi é e non vi sarà nessun pericolo legato alla sicurezza così come paventato dal prefetto di Taranto. Stiamo assistendo a qualcosa di incredibile: si dà alla città la percezione di essere oramai nel caos più totale, quando invece è soltanto l’ennesimo, vigliacco piano studiato a tavolino da parte dell’azienda. Perché nonostante i presidi e gli scioperi, continuano a produrre. In assoluta “tranquillità”.
G. Leone (TarantoOggi, 19.01.2013)
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