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“Mal di lavoro”, al TaTà incontro con Renato Curcio

Sofferenza e precarietà nelle attuali condizioni di lavoro. Allargare l’orizzonte oltre Taranto per dare nuova sostanza al confronto in corso sulle tematiche del lavoro. Per “Apriticielo”, laboratorio di cittadinanza attiva del Crest, venerdì 11 gennaio, alle ore 19 (ingresso libero) al teatro TaTÀ, in via Grazia Deledda a Taranto, presentazione in anteprima di “Mal di lavoro”, nuovo lavoro editoriale del sociologo Renato Curcio, in uscita il prossimo mese di febbraio per i tipi della cooperativa “Sensibili alle foglie”.

Oltre all’autore, interverranno Pietro Fumarola e Fabio Tolledi, ricercatori e docenti della Università del Salento. Un’iniziativa a cura di Archeotower Occupato, associazione culturale Arcinota e Crest, in collaborazione con libreria Dickens e LABuat, media partner Radio Popolare Salento. Info: 099.4707948 – 366.3473430. Dall’introduzione del libro:  “Mal di lavoro” è un’espressione volutamente generica che rimanda ad un sentimento informe e calpestato. Tutti lo conosciamo molto bene ma su di esso solitamente preferiamo sorvolare. “Come gira? Lasciamo stare!” e poi si tira avanti. Esso è anche un’esperienza sociale ampia e condivisa da milioni e milioni di persone seppur massicciamente relegata nel cassetto dei “fastidi ineluttabili”, degli accadimenti rispetto ai quali “c’è ben poco da fare” e pertanto c’è anche “poco da dire”.

Aforismi e frasi fatte al suo riguardo tuttavia abbondano e si sprecano: lavorare stanca, abbruttisce, educa, produce palazzi per i ricchi e catene per i lavoratori, rafforza l’identità, è una maledizione (che l’uomo ha trasformato in un piacere). D’altra parte le difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente ci sovrastano; le relazioni in azienda molto spesso ci avviliscono; la competizione con i colleghi ci sfinisce; le paure di perdere il lavoro s’impossessano anche dei nostri sogni notturni. Per darci un tono negli scambi quotidiani insistiamo a ripeterci “Che vuoi farci, questa è la vita!” ma sappiamo anche che questo mantra ipnotico non ci anestetizza né consola. E neppure ci rincuorano le parole sagge dei nonni, dei genitori, dei romanzieri, dei filosofi, degli psicanalisti e dei sociologi secondo cui questo “male necessario” è un portato inevitabile di questa civiltà.

Inevitabile come il freddo in inverno. Un fatto naturale.  Ad esse infatti non riusciamo a credere […] Ci fu quasi subito chiaro che raccontare la sofferenza patita nel lavoro equivaleva a narrare il lavoro stesso e non soltanto questo o quel suo aspetto particolare.Renato Curcio  svolge lavoro di ricerca socioanalitica e cura le attività promozionali della cooperativa “Sensibili alle foglie”, di cui è direttore editoriale e per la quale ha pubblicato i saggi “L’azienda totale” (2002), “Il dominio flessibile” (2003), “Il consumatore lavorato”(2005), “I dannati del lavoro” (2007).

Comunicato stampa

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