L’Usb spiega di aver già presentato le dovute segnalazioni e denunce tra il 29 novembre e il 7 dicembre: “Denunce rimaste inevase”, che “necessitano di interventi tempestivi volti all’accertamento delle suddette irregolarità nelle operazioni di smaltimento con i consequenziali provvedimenti coercitivi, come previsto dalla normativa vigente in materia di amianto”.
L’Usb afferma che per garantire la salvaguardia della salute e l’incolumità degli individui, “lo smaltimento dell’amianto ancora presente nei reparti CCO1 – CCO5 – ACC 1 – PZL – CET 1 – PARCHI MINERALI – COK – IMA, doveva essere eseguito con estrema cautela e a regola d’arte. Circostanza non verificatasi, aggravata anche dalla calamità naturale del 28/11/2012 che ha prodotto la dispersione casuale delle fibre di amianto in tutto l’ambiente circoscritto dello stabilimento e non solo”.
Continua l’Usb: «Non si comprende come, viste tali premesse, ci sia ancora nel 2013, in un’azienda siderurgica di tali dimensioni, presenza di amianto di voluminose quantità e che a seguito di un evento catastrofico quale il tifone del 28/11/2012, le ditte mandatarie dell’opera di smaltimento non adottino tutte le cautele più rigorose». In conclusione, l’Usb chiede che “le suddette zone vengano delimitate dagli organi competenti al fine di accertare illegalità fortemente lesive del diritto alla salute”.
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