E’ a tutti noto l’impegno di Legambiente contro il nucleare e nessuno può dimenticare la faticosa ma esaltante esperienza del referendum (speriamo l’ultimo!) vinto lo scorso anno a conferma della ferma contrarietà del popolo italiano all’uso dell’energia nucleare. Anche per questo, crediamo valga la pena vedere il film e discuterne con il regista che incontrerà in sala gli spettatori e di cui riportiamo una dichiarazione.
A distanza di 10 anni dal mio ultimo film su Latina, avevo una gran voglia di tornare nella città dove sono cresciuto, per raccontare almeno una parte dell’incredibile storia del nuclearie italiano. L’ho fatto a denti stretti, con un piccolo budget e non senza interruzioni, ma lo sforzo, notevole, mi ha aiutato a comprendere un po’ meglio il mio strano Paese che provo a raccontare da più di vent’anni.
Una storia quella del nostro nucleare che non esito a definire di odio e amore; fatta di entusiasmi, rinunce, battaglie ideali, colpi bassi, ritorni inattesi, unica in Europa; e che nel film, pur svolgendosi in un microcosmo, quello di Latina, ho provato anche a raccontarla inserendola in un affaire internazionale tuttora poco indagato, quello dell’autonomia energetica italiana. Ho scelto di affrontare questo film in prima persona, sotto forma di diario intimo, perché quella del nucleare a Latina è anche la mia storia.
Da giovane sono stato un ambientalista entusiasta e oggi non ho perso quella passione, ma in me si è insinuato un sospetto: che gran parte di noi paladini della natura impegnati nel referendum del 1987 per la chiusura delle quattro centrali atomiche nazionali allora attive, senza che ce ne accorgessimo, siamo stati anche usati da chi non voleva che l’Italia diventasse una piccola potenza nucleare.
Comunicato stampa di Legambiente
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