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Tarantorespira: “Ilva verso la chiusura, Stefàno attivi procedure di risarcimento”

La Procura della Repubblica di Taranto ha respinto la richiesta di dissequestro avanzata dall’Ilva di Taranto per gli impianti dell’area a caldo. Il no dei pm è stato consegnato al gip Patrizia Todisco, lo stesso che ha firmato il sequestro, a cui spetta la decisione finale, che sembra scontata. E’ ormai chiaro che si va verso la chiusura dello stabilimento dato che l’azienda ha dichiarato che – senza la libera disponibilità degli impianti – non è disponibile a tenere aperto il centro siderurgico e tanto meno ad adeguarlo alle pur blande prescrizioni dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). La situazione è quindi chiarissima e non lascia spazio agli equivoci e alle interpretazioni.

Tarantorespira prende atto tuttavia con preoccupazione della posizione del sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, il quale si discosta dalla linea coerente della Procura delle Repubblica, i cui magistrati sono intervenuti per bloccare le fonti inquinanti che possono danneggiare la salute. Mentre la Procura ha ordinato il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva per il grave impatto sulla salute, il sindaco ha dichiarato pubblicamente che “togliere l’Ilva a Taranto sarebbe come togliere due ruote a un’auto: è chiaro che si ferma, poi le possiamo sostituire, ma ci vuole tempo“.

Il Ssndaco sembra ignorare che, quando si forano i pneumatici ad un’auto, il suo guidatore non perde tempo e procede immediatamente alla sostituzione degli stessi. Nessuno aspetta ai margini di una strada senza far nulla. Alla luce della dichiarazione di disimpegno dell’azienda occorre che il sindaco cambi completamente strategia. Stefàno ha dichiarato che “Taranto potrebbe anche vivere senza l’Ilva ma è un’azione che va programmata, non si può fare nel giro di sei mesi”. Il sindaco – senza alcuna possibilità peraltro di successo – va nella direzione opposta a quella della Procura e così non tutela né la salute né l’occupazione. La sua è una posizione attendista e priva di sbocco.

In ogni caso gli ricordiamo che nella legislazione vigente il diritto alla salute ha carattere assolutamente prioritario su tutto e che ogni mese che passa viene messa a rischio la salute dei cittadini. Per la Procura è documentato con prove sufficienti che è in atto un pericolo concreto e immediato, ben individuato e quantificato dai periti. Da un pediatra ci si sarebbe aspettati un’attenzione maggiore e diversa al diritto inalienabile alla salute. Quello che andava fatto era eliminare le cause che avevano motivato il sequestro, senza attendere oltre. Ma il sindaco, che in passato ha incautamente lodato i risultati raggiunti dall’Ilva, ha remato nella direzione opposta a quella dellaProcuraa cui invece va tutto il nostro sostegno e apprezzamento.

La famiglia Riva conosce da otto mesi l’esito delle perizie disposte durante l’incidente probatorio e, a propria tutela, avrebbe potuto e dovuto presentare una proposta fondata e ragionevole al fine di eliminare il problema inquinamento. Non lo ha fatto. Oggi invece – senza aver attuato e neppure avviato alcun intervento strutturale in tutti questi mesi – Ferrante annuncia di fatto la chiusura dello stabilimento.

Per di più l’azienda presenta ora una controperizia inefficace in quanto i tempi dell‘incidente probatorio sono scaduti. Quando era in corso di svolgimento i tecnici dell‘Ilva non hanno presentato alcuna obiezione scritta e quindi ormai la prova si è formata e a nulla valgono le obiezioni attuali dell‘azienda. Sindaco e azienda agiscono come se non vi fosse un procedimento penale e come se non conoscessero le ragioni per cui gli impianti sono sotto sequestro. Convocati dal Ministro Clini, operano come se il potere giudiziario fosse un “problema” e non una garanzia per la salute dei cittadini. Eppure le istituzioni locali e nazionali conoscono benissimo la gravità della situazione.

Questo atteggiamento danneggia i lavoratori che non possono vivere con un illusorie speranze. Di fronte a scelte di chiusura dell’azienda occorre prendere realisticamente atto che è finita la storia dell’Ilva a Taranto. L’azienda ha sostanzialmente dichiarato ai magistrati: “O dissequestrate l’area a caldo o chiudiamo”. E dato che la Procura non ha fatto passi indietro, è chiaro che l’azienda va verso la chiusura per scelta della proprietà stessa. E’ ipocrita offrire ai lavoratori una speranza che non c’è più.

Va invece offerta una strategia di uscita risarcendo la città e i lavoratori, avanzando nelle sedi competenti ogni legittimo pagamento del danno ambientale e sanitario. Noi auspichiamo che il sindaco  faccia questo, con coraggio e coerenza. Attivi dunque le procedure di risarcimento al fine di creare un fondo di garanzia per il futuro delle famiglie dei lavoratori. Questo è possibile. Lo si faccia.

Comunicato stampa di Tarantorespira (www.tarantorespira.it)

 

 

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