Un avviso è stato notificato alle aziende interessate: Ilva, EniPower, Amiu, Italcave, Taranto Energia, Eni raffineria, Cementir e Hydrochemical, che dovrebbero mettere in atto una serie di accorgimenti per limitare la diffusione di Pm10 e Benzo(a)pirene. Questi alcuni degli interventi richiesti all’Ilva durante i wind-days: ridurre del 10% l’emissione di BaP dalle cokerie, ridurre di almeno il 10% rispetto ad una giornata tipo il numero di operazioni di caricamento, sfornamento e spegnimento del coke; ridurre del 10% il flusso di massa di emissioni in aria di BaP e PM10 rispetto ai valori medi giornalieri, relativamente ai punti di emissione aventi portata maggiore o uguale a 100.000 Nm3/h.
Ma cosa ha effettivamente comportato per il quartiere Tamburi la giornata di ieri in termini di inquinamento? «Il quadro completo lo avremo domani (oggi per chi legge, ndr) quando saranno disponibili i risultati delle centraline che rilevano il Pm10. Al momento sappiamo che il vento è aumentato nel pomeriggio raggiungendo la velocità di circa 20-25 km/h», ha dichiarato al Corriere la dottoressa Maria Spartera, responsabile locale di Arpa Puglia, impegnata ieri in Ilva con i tecnici dell’Arpa e cinque rappresentanti dell’Ispra, per verificare l’attuazione delle prescrizioni Aia nell’ambito delle cokerie (ieri è stata visionata la documentazione, nei prossimi giorni ci saranno dei sopralluoghi).
Diverso il discorso per il benzo(a)pirene che non viene registrato dalle centraline. «Per verificare i dati di questa sostanza possiamo effettuare, nei nostri laboratori, un’analisi chimica sui filtri delle centraline di via Machiavelli, via Alto Adige e Talsano», ha spiegato il professor Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia. Tutto da approfondire, invece, il capitolo relativo ai controlli: le aziende interessate al provvedimento si sono realmente attenute alle prescrizioni previste? E se sì, in quale misura? Elementi, questi, che restano tutti da verificare.
Alessandra Congedo
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