«Gentilissimo Presidente – si legge nel documento – la vicenda dello stabilimento ILVA, sia per le implicazioni di tipo ambientale che di tipo occupazionale, ha pesantemente acuito una situazione sociale ed ambientale già oggettivamente difficile e pesante da sostenere da parte della collettività tarantina. Taranto esce da un pesantissima fase legata alla dichiarazione di dissesto finanziario e si trova stretta in una morsa di problemi di gravissima portata quali: l’altissimo tasso di inoccupazione di giovani e meno giovani; il peso sociale di cassintegrati (in ILVA, è di queste ore la messa in cassa integrazione di circa 2.000 unità); la gravissima condizione ambientale derivante dai fattori di inquinamento industriale; crisi di alloggi ed una altissima percentuale di nuclei familiari in condizioni di disagio sociale. Senza una forte attenzione da parte degli Organi dello Stato, le risibili forze dell’ente locale non sono in grado di fronteggiare queste emergenze che con il passare del tempo, piuttosto che ridursi, tendono sempre più ad aumentare».
Continua il sindaco: «E’, dunque, mio preciso dovere appellarmi alle massime cariche dello Stato per chiedere ed ottenere la fissazione di un apposito incontro, nel corso del quale rappresentare queste condizioni di sofferenza e di forte disagio sociale e per individuare forme concrete di possibili soluzioni che solo lo Stato può mettere in campo, allorquando il grado di compromissione del territorio locale è tale da non poter essere affrontato dai soli enti locali. L’aiuto che si chiede va anche nella direzione del riconoscimento del grosso contributo e tributo che il territorio tarantino ha garantito e pagato per la crescita del nostro Paese e del Sistema Italia, attraverso gli insediamenti industriali e militari, presenti da diversi decenni. Resto, dunque, fiducioso di un positivo riscontro a questa mia richiesta».
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