Proprio l’accordo del novembre 2010, è al centro dell’esposto presentato in Procura dal comitato “liberi e pensanti”, che al termine dell’assemblea pubblica di martedì sera, ha occupato simbolicamente la sede di un palazzo nel centro di Taranto, che ospita gli uffici dei sindacati metalmeccanici. Il comitato, al quale aderiscono lavoratori Ilva fuoriusciti dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, ha denunciato “uno dei tanti accordi scellerati con cui si scambia con due spiccioli i diritti degli operai, la loro sicurezza, la tutela della salute e della vita”. L’occupazione pacifica, è stata decisa dopo che “i sindacalisti presenti, chiamati a gran voce ad esprimere le loro posizioni in piazza, hanno risposto abbassando le serrande, come se gli operai fossero un fastidio e non l’oggetto delle loro ipotetiche tutele, nonché l’unica ragione della loro stessa istituzione”.
Ma nel mirino del comitato, c’è anche l’azienda che non ha fermato la produzione del primo turno in segno di cordoglio, come invece annunciato poco dopo l’incidente: “I rotoli continuavano a seguire le loro rotte commerciali e lo stabilimento era a lavoro, fatta eccezione per una parte dell’acciaieria bloccata a causa di una denuncia”. A destare sconcerto, inoltre, la denuncia del direttore del Sistema 118 dell’ASL/TA 1, Mario Balzanelli, che ha dichiarato come il 118 non sia stato allertato dall’azienda, nonostante sia previsto dalla legge. “Ogni qual volta si verifica una situazione di emergenza in aree industriali, siamo puntualmente ignorati”. Ieri mattina, infine, una delegazione del sindacato UBS, insieme ad alcuni compagni di lavoro di Claudio Marsella, ha manifestato sotto la Prefettura di Taranto.
Gianmario Leone (Il Manifesto – 1 novembre 2012)
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