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Ilva, a Genova si parla di Taranto. Il prof. Valerio: «Quante similitudini»

Genova e Taranto continuano a guardarsi da lontano: una specchio dell’altra, ma solo fino ad un certo punto. Mentre la città ligure si è liberata dell’area a caldo dell’Ilva (quella più inquinante) grazie all’intervento della magistratura e alle scelte effettuate dalla sua classe dirigente, Taranto continua ad arrancare, guidata da vertici politici e istituzionali del tutto inadeguati. A Genova, venerdì 26 ottobre, alle ore 17, nel Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi (sede del Comune), si terrà un incontro sul tema “Il caso acciaio, ambiente e lavoro sono la stessa cosa”. Tra gli interventi più attesi c’è quello del professor Federico Valerio, chimico ambientale e consulente della Procura di Genova nel procedimento che portò alla chiusura delle cokerie genovesi. Proprio a lui abbiamo chiesto di anticipare alcuni temi che saranno trattati durante l’incontro.

Professor Valerio, lei continua a seguire con attenzione la vicenda tarantina. Le sembra un film già visto?

«A Genova abbiamo già vissuto questa esperienza. Mi ha colpito la grande similitudine tra le due realtà per quanto concerne la mortalità in eccesso per quasi tutte le malattie. In presenza di una serie di cancerogeni non ci si può aspettare che venga colpito un solo organo. Inoltre, l’esposizione a tali sostanze si trasmette dai genitori ai figli. In entrambe le città bisogna valutare quanto è costato questo modello di sviluppo in termini di salute e di aspettative di vita, soprattutto per coloro che vivono più vicino agli impianti».

Cosa ne pensa delle dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, tese a scaricare le responsabilità sul passato e non sull’attività più recente dell’Ilva?

«E allora come si spiegano i tumori in età infantile? Evidentemente le mamme, durante il concepimento, sono esposte a degli inquinanti. I periti incaricati dal gip di Taranto hanno fatto riferimento sia a patologie croniche che acute. Uno studio americano ha dimostrato che quando cessa l’esposizione all’inquinamento diminuiscono anche i casi di malattia. Se si continua con questo modello di sviluppo si perpetua un errore. Tutte le cokerie dovrebbero essere almeno a due chilometri di distanza dai centri abitati. Anche quelle dotate delle più moderne tecnologie non garantiscono il rispetto dei limiti previsti per un rischio accettabile».

Vogliamo ricordare com’è cambiata la situazione a Genova dopo la chiusura dell’area a caldo?

«Il miglioramento si è notato soprattutto per le concentrazioni di benzo(a)pirene, diminuite di oltre il 90%. Da quando sono state chiuse le cokerie non si è più superato il limite annuale di 1 ng/m3, anche se le strade continuano ad essere intensamente trafficate (l’Ilva aveva attribuito al traffico gli sforamenti del pericoloso cancerogeno, ndr).

E i benefici a livello sanitario?

«E’ stato fatto uno studio sui ricoveri ospedalieri. Per quanto riguarda le malattie respiratorie si è notata una netta riduzione della frequenza dei ricoveri per i bambini residenti nel quartiere più vicino allo stabilimento. Una diminuzione si è avuta anche per i ricoveri degli anziani, anche se meno evidente. Ora bisognerebbe fare lo stesso studio sui tumori, anche perché si è superato il termine di latenza di dieci anni».

Che destino prevede per Taranto?

«A Genova, grazie alla magistratura, si è potuto chiudere l’area a caldo. Tutti i tentativi fatti dall’azienda per rendere gli impianti compatibili con il rispetto degli obiettivi di qualità dell’aria sono stati vani. A Taranto le cokerie sono dello stesso tipo. Soltanto se ci fosse un risanamento miliardario con la copertura dei parchi minerali, il completo rifacimento delle cokerie e degli altiforni si potrebbe ragionare, ma con tempi lunghi che dovrebbero prevedere l’interruzione dell’attività produttiva».

Cosa pensa dell’Autorizzazione integrata ambientale recentemente riesaminata? Può garantire una maggiore salvaguardia della salute?

«Ho forti dubbi in proposito.  Non credo che possa servire a far rispettare i limiti. Per le cokerie i problemi sono rappresentati soprattutto dalle emissioni diffuse che sfuggono ai controlli e sono difficilmente misurabili. A Genova le migliori tecnologie non ci permisero di rispettare gli obiettivi di qualità per il benz(a)pirene. Lo stabilimento potrebbe fare a meno dell’area a caldo acquistando il coke sul mercato e continuare la produzione con attività meno inquinanti, così come ha fatto a Genova».

Alessandra Congedo

All’incontro di venerdì prossimo interverranno anche Stefano Bernini, vice sindaco di Genova, Sandro Biasotti, senatore della Repubblica, Maria Maranò, Legambiente Taranto, Stefano Bigliazzi, responsabile Centro Azione Giuridica Legambiente Liguria, Stefano Sarti, vice presidente Legambiente Liguria, Federico Pezzoli, RSU Ilva Cornigliano. Concluderà Stefano Ciafani, vice presidente Nazionale Legambiente.

Alessandra Congedo

 

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