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Mazza: “Chiedo un progetto di economia alternativa all’Ilva”

In data 23 luglio 2012 protocollai in consiglio regionale l’ordine del giorno, ancora non discusso, dal titolo: “Realizzazione  a Taranto di un progetto di economia alternativa entro massimo cinque anni e contestuale chiusura, nel medesimo arco temporale, dell’area a caldo dell’ILVA s.p.a.”. Visti gli attuali accadimenti  reputo urgente l’attenzione e volontà da parte dell’intera assise regionale a prendere in considerazione i contenuti del documento.

A Taranto siamo in una fase in cui la magistratura ha finalmente scoperchiato il vaso di Pandora e deve pertanto procedere per ottenere un riscontro di azione, secondo diritto da ILVA, ma assisto al perdurante rifiuto da parte di certa politica ad ascoltare il grido di aiuto che il territorio ionico, ma non solo, anche i cittadini ed i lavoratori dell’ industria ci propongono.

Nel mio ordine del giorno chiedo semplicemente di progettare alternative economiche e lavorative all’Ilva di Taranto da realizzare nel tempo massimo di cinque anni nell’ottica di un futuro e sviluppo sostenibile e nel perseguimento della tutela del diritto alla salute ed al lavoro dignitoso e sicuro.

Il sottoscritto mediante l’ordine del giorno non si vuole atteggiare a Cassandra di sventure dell’ILVA ma semplicemente chiede un’assunzione di responsabilità da parte di colleghi politici che non possono restare sordi ai bisogni di una comunità intera mentre dimostrano di essere attenti  nei riguardi di un privato che fino ad oggi ha dimostrato di saper aggirare ogni accordo di programma, ogni protocollo concordato etc etc perché per il perseguimento del proprio
profitto tutto era valido.

Quest’oggi ILVA presenta il suo crono programma di interventi per recuperare credibilità e fiducia ma agli occhi di chi? E noi, la politica, a parte ILVA a parte economie inquinanti non riusciamo proprio ad offrire prospettive di futuro differente? Non riusciamo proprio ad utilizzare i ventilati milioni della UE o della Banca Economica Europea per dare benefici economici e occupazione all’area ionica, ai lavoratori dell’Ilva, ai disoccupati, tradotti in rispetto di principi di sviluppo ecostenibile?

Il porto, l’aeroporto, l’agroalimentare, il turismo, la green economy non possono assurgere ad obiettivi di sviluppo per assorbire i lavoratori dell’Ilva e dell’indotto? Del resto se ILVA è importante per la nazione, per la nazione dovrebbero essere ugualmente importanti i lavoratori  Ilva che si ammalano, i cittadini di Taranto e provincia che pagano le tasse e per l’inquinamento si ammalano o muoiono, i disoccupati della zootecnia, della mitilicoltura, di settori che a causa di ilva chiudono o neanche possono insediarsi sul territorio a causa della presenza di ILVA Fire
Taranto.

Patrizio Mazza, consigliere regionale della Puglia per l’Italia dei Valori

 

 

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