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Agci Taranto: “Le cozze distrutte erano le migliori degli ultimi 9 anni”

“In questi giorni drammatici per Taranto tutti i nodi del modello di sviluppo della prima e della seconda industrializzazione stanno venendo al pettine:  la contaminazione delle matrici ambientali condiziona interi settori produttivi di primaria importanza con pesanti ripercussioni sociali ed economiche. La molluschicoltura e la pesca, fonti di sostentamento secolari di Taranto, sono state negli ultimi 150 anni considerate come i settori che costantemente arretravano sotto la spinta dell’industria bellica e siderurgica-petrolifera.

Nonostante ciò il settore alieutico ionico è stato in grado di reagire e riprendersi caparbiamente come nel caso  della crisi colerica del 1973. Una tenacia  che ha generato, non senza fatica e contraddizioni, un lungo percorso di ammodernamento  della rete produttiva locale  in grado reggere all’internazionalizzazione dei mercati. L’evidenza della contaminazione dei mitili del Primo Seno del Mar Piccolo non hanno di fatto colpito solo uno dei simboli della Città, ma anche la sua capacità di generare autonomamente imprese e redditi. Le fauci dell’autocompattatore che inghiotte mesi e mesi di lavoro distruggono anche una ricchezza, un valore economico che è stato spesso sottostimato.

Nella stagione di vendita 2011 al prodotto distrutto è stato dato un valore di appena 0.44 €/Kg, relativo ad una rilevazione del 2007 (Lembo & Spedicato, 2008). Dai dati stimati dal nostro Ufficio Tecnico, attraverso la rilevazione delle caratteristiche biometriche dei mitili commerciali estendibili al primo seno, le cozze distrutte nelle stagioni di vendita  2011-12 erano qualitativamente le migliori degli ultimi 9 anni! Se consideriamo che le  caratteristiche biometriche e quindi merceologiche dei mitili del 2012 avrebbero fatto spuntare un prezzo stimabile attorno ai 0.60 €/Kg:  la produzione stimata a pieno carico delle aree mitilicole del primo seno del Mar Piccolo  è di circa 14.595 t; il valore della produzione distrutta nel solo 2012 e strappata all’intera comunità tarantina è di circa 8.756.983 €.

Tenendo conto che l’impegno finanziario per la realizzazione di un impianto di mitilicoltura per due operatori è di appena  32.380,00 €  e che  questo tipo di impianti provocano un impatto ambientale davvero modesto,  riteniamo che in un periodo di crisi e di penuria di investimenti il vero settore in grado di coniugare ambiente e lavoro sia la molluschicoltura. Questo settore è motore propulsivo delle aree galiziane (Spagna) dove ha un impatto occupazionale maggiore  di  quello di tutti i  grandi impianti industriali di Taranto.

Come fare? Per iniziare Comune di Taranto e Regione Puglia potrebbero adottare come “progetti bandiera” per il nuovo ciclo di programmazione europea 2014-20 quelli contenuti nel Programma di Sviluppo dell’istituendo Distretto della Pesca e dell’Acquacoltura Pugliese e legati  all’iniziativa europea Smart Specialisation (DGR 17/0712, n. 1468). La marineria di Taranto, oltretutto, è stata prolifica anche nella redazione di Progetti Fep per Azioni Collettive, in attesa di valutazione, volte ad ammodernare la marineria. Signor sindaco ed egregio presidente cosa volete fare?”.

Emilio Palumbo, responsabile provinciale AGCI AGRITAL Taranto

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