Durante il recente incontro nella sede prefettizia tarantina lo stesso ministro aveva promesso una nuova A.I.A. entro il 30 settembre, oggi prende altri dieci giorni di tempo: sarà l’unica proroga che si autoconcederà? E ancora, c’è da chiedersi, che senso ha attivare le operazioni di bonifica in presenza di un’azienda che volutamente inquina. Allo stesso tempo il presidente dell’Ilva Spa, Bruno Ferrante, ha dichiarato più volte che “l’Ilva ha sempre rispettato le prescrizioni della precedente A.I.A.”, ma con sorpresa nessuno ha mai controbattuto che si parlava della medesima A.I.A. oggi sotto inchiesta perché rilasciata in maniera poco chiara, inquinata – è il caso di dire – a favore del siderurgico da azioni di condizionamento dei membri componenti la commissione, da “mazzette” e quant’altro.
Inoltre è stato accolto con un inspiegabile plauso da parte delle istituzioni tutte, il promesso impegno dell’Ilva di mettere a disposizione ben 146 milioni di euro. Vorrei spiegare, qualora non ne comprendessero l’entità, ai signori Passera, Clini, Vendola e compagnia cantante che per un’azienda che “ha un fatturato di circa 11 mld di euro” (fonte sito istituzionale Ilva Taranto), destinare 146 milioni di Euro non è uno sforzo, né un impegno: è una presa in giro alla collettività, rappresenta una piccolissima operazione bancaria di “anticipo”. Un’azienda che fattura circa 11 mld di euro può programmare investimenti a medio/lungo termine per miliardi, ed impegnarsi così seriamente al miglioramento della condicio industriale ed ambientale. E invece tutto questo l’Ilva non lo fa, continua a “vendere fumo” e produrre fumi. In tutto questo scenario le certezze restano solo due: l’infinita forza della G.I.P. Patrizia Todisco, da un lato, e l’allargarsi della zona grigia che aleggia intorno alla vicenda Ilva e le persone insieme ad essa coinvolte nelle indagini.
Aldo Boccuni (un lettore)
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