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Tempa Rossa, tempo scaduto

Adesso è ufficiale e non si torna più indietro. “Total E&P Italia S.p.A. e Shell Italia E&P S.p.A., contitolari della concessione Gorgoglione (rispettivamente per il 75% e il 25%), avendo ottenuto le necessarie autorizzazioni a livello regionale e nazionale, hanno preso la decisione finale d’investimento per il progetto Tempa Rossa, di cui Total E&P Italia S.p.A. é operatore”. Il progetto, a cui abbiamo dedicato negli ultimi due anni pagine intere, inchieste e reportage, ha ottenuto tutte le carte in regola. E ricadrà, come oramai risaputo, anche su Taranto. Il valore stimato dell’opera, secondo il progetto definitivo approvato lo scorso 23 marzo dal CIPE, è di un miliardo e trecento milioni di euro.

Per la banca d’affari Goldman Sachs, é tra i 128 progetti più importanti al mondo in fase di attuazione, “capaci di cambiare gli scenari mondiali dell’energia estrattiva”. Ricordiamo che Tempa Rossa é un giacimento petrolifero dell’alta valle del Sauro situato nel cuore della Basilicata, che ricade in gran parte sul territorio del Comune di Corleto Perticara (PZ), nell’Appennino meridionale in un’area tra i 600 e i 1000 metri di altitudine e ad una profondità di più di 4000 metri. Il greggio sarà estratto da otto pozzi di cui 6 già perforati. Il progetto comprende la costruzione di un centro di produzione e trattamento d’idrocarburi, un centro di stoccaggio GPL e il collegamento all’oleodotto “Val d’Agri-Taranto” che trasporterà il greggio fino alla raffineria di Taranto da dove sarà caricato su navi. A tal fine verranno anche aumentate le capacità di trasporto dell’oleodotto, degli stoccaggi e del terminal marittimo della raffineria.

Le installazioni avranno una capacità di produzione giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 m3 di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo. L’avvio della produzione é previsto per l’inizio del 2016. “Oggi e’ un giorno importante per Total e, riteniamo, per il Paese”, ha dichiarato Thierry Normand, Amministratore Delegato di Total E&P Italia S.p.A. “La Società si é impegnata e si impegna a perseguire una collaborazione concreta e duratura con la Regione Basilicata e le comunità locali, adottando i principi della trasparenza, del rispetto delle comunità e dello sviluppo sostenibile”. Marco Brun, Country Manager per Shell in Italia e Amministratore Delegato di Shell Italia E&P S.p.A, ha aggiunto: “Sono molto soddisfatto del tanto atteso avvio di Tempa Rossa. L’Italia è un paese importante per Shell, così come lo é la regione Basilicata. Il nostro Paese gode di considerevoli opportunità nell’oil&gas che, se ben sviluppate, potrebbero giocare un ruolo strategico riducendo la dipendenza dalle importazioni e contribuendo allo sviluppo economico nazionale e locale”.

Favole. Non soltanto per i lucani. Ad ogni modo, come si evince dalle dichiarazioni dei dirigenti di Total e Shell, Taranto non viene minimamente nominata. Per il semplice motivo che, ancora una volta, saremo l’ultima ruota del carro di un progetto nel quale saremo sfruttati come mezzo per la ricchezza e il profitto altrui. Per contribuire a ciò, l’Eni ha stanziato ben 300 milioni di euro che serviranno per la costruzione di due enormi serbatoi (oltre ai tanti già presenti che si affacciano su Mar Grande) per stoccare i 180mila metri cubi di greggio che arriveranno dalla Basilicata e l’ampliamento del pontile della raffineria per ospitare dalle 45 alle 140 petroliere l’anno. E proprio l’aumento delle navi nella rada di Mar Grande, che per i dirigenti di Total e Shell è una semplice questione numerica, è uno dei punti meno chiari del progetto, visto che nello Studio d’Impatto Ambientale manca l’analisi di rischio di incidente rilevante, prioritaria in questi casi. Il progetto dell’Eni, inoltre, produrrà un 12% in più di emissioni diffuse, che si distinguono dalle altre per il fatto che si disperdono in atmosfera senza l’ausilio di un sistema di convogliamento delle stesse dall’interno verso l’esterno.

Emissioni diffuse che rientrano nella normativa sull’inquinamento prodotto dagli impianti industriali, emanata con D.P.R. 24 maggio 1998 n° 203, che all’art.2, comma 4 recita testualmente: “Emissione, ovvero qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell’atmosfera, proveniente da un impianto, che possa produrre inquinamento atmosferico”. Dato (12% in più) confermato dai tecnici di Arpa Puglia che l’Eni non smentisce, anche se nel SIA (Studio d’Impatto Ambientale) presentato la percentuale scende all’8%. Ciò detto, torniamo a chiederci come sia possibile giudicare un progetto del genere “compatibile con l’ambiente” e soprattutto di “pubblica utilità”. E’ compatibile con l’aria di Taranto l’aumento del 12% delle emissioni diffuse? E’ compatibile con l’ecosistema di Mar Grande l’aumento annuale di enormi petroliere? E’ compatibile con la vita dei cittadini il sicuro aumento della dispersione delle emissioni odorigene che già oggi avviene sistematicamente quando sono in corso operazioni di caricamento di greggio dalla Raffineria ENI su nave?

E’ compatibile con l’ambiente lucano la perforazione di otto pozzi petroliferi nel cuore di uno degli scenari naturali più belli che abbiamo in Italia? E’ di pubblica utilità un progetto che farà aumentare solamente il bilancio delle multinazionali del petrolio come Total, Shell, Exxon Mobil, Eni? E’ di pubblica utilità un progetto che per la costruzione di tutte le sue opere affiderà i lavori ad aziende in grado di supportare quanto scritto sopra e lasceranno solo le briciole alle aziende presenti sul territorio lucano e ionico? Certamente non risponderanno le istituzioni. Il 19 settembre 2011 l’allora ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, firmò il decreto di pronuncia di compatibilità ambientale Via/Aia congiunto per la Raffineria di Taranto per l'”Adeguamento stoccaggio del greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa”. Sempre nel corso del 2011, sono giunti gli ok del Comune e della Provincia di Taranto, oltre che della Regione Puglia del governatore Vendola.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 26 luglio 2012)

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