«Io posso consegnare circa 100 quintali di cozze al giorno – ha spiegato Carriero al termine delle operazioni, intorno alle 11.30 – ci vorrà tempo per smaltire tutta la mia produzione di quest’anno: circa 3.000 quintali. Domani si ricomincia daccapo». L’operatore ittico ha vissuto la giornata di ieri come se si trattasse di un funerale. Per la seconda volta ha dovuto rinunciare al frutto di oltre un anno di lavoro.
Mitili che avrebbero dovuto raggiungere i mercati nazionali ed esteri finiranno nella discarica Cisa. Le conseguenze sono drammatiche. «Da quando è scattata la prima ordinanza di divieto si sono persi tanti posti di lavoro – ha ricordato Carriero – le 28 cooperative che operavano nel primo seno sono finite sul lastrico. La cosa più umiliante è dover chiedere prestiti a familiari e conoscenti per poter sopravvivere».
E viene fuori tutta la rabbia per la mancanza di chiarezza sulle fonti inquinanti che hanno prodotto questo disastro. «Chiediamo alla Magistratura di dirci i nomi dei responsabili. Vogliamo sapere chi ha scaricato diossine e pcb nel nostro mare. Sono loro che devono pagare per quanto avvenuto, non le vittime». Il dente è avvelenato soprattutto nei confronti della classe politica, accusata di una sostanziale latitanza.
«Nessun parlamentare si è fatto vedere per darci sostegno – attacca il mitilicoltore – l’on. Vico si interessa degli operai dell’Ilva e dei dipendenti di Teleperformance, ma perché non si occupa anche di noi? Siamo forse lavoratori di serie B? Non rappresentiamo l’economia reale e pulita di questa città? L’unico politico che si è mosso è stato l’assessore regionale alle risorse agroalimentari Dario Stefàno, che non è neanche tarantino. Almeno da lui sono arrivati segnali di incoraggiamento».
E’ chiaro il riferimento all’impegno profuso dall’assessore Stefàno per far aumentare il Fondo Europeo per la Pesca a disposizione della Puglia – da 1.600.000 euro a 2.600.000 – proprio per far fronte all’emergenza del primo seno di Mar Piccolo. Fondo a cui potranno accedere solo le aziende che il 22 luglio 2011 (data in cui è scattato il primo divieto di vendita delle cozze) erano in possesso di regolare concessione o in attesa di rinnovo.
Per le cooperative di recente costituzione che hanno avviato le pratiche per la regolarizzazione, invece, l’accesso ai finanziamenti Fep è negato. Per andare incontro alle loro esigenze il Comune sta mettendo a disposizione uno stanziamento, sotto forma di aiuto alle famiglie dei lavoratori coinvolti, pari a 150mila euro. L’auspicio del sindaco Stefàno, però, è quello di arrivare a 200mila. E proprio in attesa di ricevere maggiori certezze su queste forme di sostegno che diversi operatori ittici stanno ritardando il conferimento del prodotto da avviare a distruzione.
Alessandra Congedo
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