Taranto, la città delle puzze. Ci mancava quella del mercato ittico…

“Ci mancava il mercato ittico ai Tamburi per rendere ancora più difficile la vita nel quartiere che “ospita” l’Ilva e le sue emissioni inquinanti. Non bastavano le puzze provenienti dalla raffineria ENI e dagli altri stabilimenti industriali ad ammorbare l’aria dei Tamburi; ad esse si è aggiunta una nuova puzza: quella del pesce che marcisce nei cassonetti o nei pressi dei cassonetticollocati nell’area del mercato ittico galleggiante che evidentemente non vengono puliti a sufficienza. Un “bouquet” di essenze profumate da suggerire a qualche azienda di profumi che voglia lanciare una nuova linea: “Eau de fognature”.

Sicuramente nei due giorni da noi controllati questo non è avvenuto. La sera del 4 luglio intorno alle 21.30 abbiamo trovato un certo quantitativo di rifiuti accatastati presso i cassonetti; la mattina del giorno dopo, intorno alle 11.00 c’erano gli stessi rifiuti con l’aggiunta di un ulteriore carico presumibilmenteprodottosi nelle prime ore della mattinata. Evidentemente nessuno aveva pulito l’area durante la notte! Riteniamo intollerabile e pericolosa dal punto di vista igienico-sanitario una situazione di questo genere e chiediamo con forza che il Comune di Taranto garantisca la pulizia e la disinfestazione dell’area con una frequenza e orari adeguati alle necessità del mercato”.
Lunetta Franco (presidente Legambiente – Circolo di Taranto)
P.S. il Comune di Taranto prevede un servizio di raccolta dei contenitori di polistirolo utilizzati dalle pescherie? Una nostra indagine in merito, sollecitata dalla richiesta del sensibile gestore di una grande pescheria cittadina che voleva “differenziare” tali rifiuti, non ha dato alcun esito; nessuno sa niente. Inutile dire che sarebbe il caso che ci si muovesse in tal senso.
