Secondo Legambiente l’approvazione del raddoppio del termovalorizzatore di Massafra determinerebbe un contestoparadossale quanto insostenibile di presenze di impianti di incenerimento (Massafra, Amiu Taranto e Cementir) in grado di bruciare quasi il 90 % dei rifiuti solidi urbani della provincia e circa il 55% del CDR che, in base alla vigente pianificazione, dovrebbe prodursi in tutta la Puglia.
“E’ del tutto evidente –dichiara Leo Corvace del direttivo regionale di Legambiente Puglia – come il territorio si trasformerebbe in bacino extra provinciale e regionale non solo per lo smaltimento dei rifiuti speciali come avvieneattualmente per le discariche, ma anche per l’incenerimento. Inoltre, – aggiunge Corvace – quest’area per le sue peculiarità (rientra nella rete “Natura 2000” e confina con il Parco delle Gravine), dovrebbe essere oggetto di una politica di tutela e di riqualificazione ambientale e paesaggistica dal degrado provocato da una attività di smaltimento dei rifiuti prolungatasi dissennatamente da quasi un ventennio”.
Per Legambiente il progetto è in contrasto anche con i vincoli di ordine urbanistico-paesaggistico sussistenti sul sito interessato derivanti dal regolamento regionale dell’area sic e zps delle gravine e dal PUTT/Paesaggio. Ad imporlo dovrebbero essere oltretutto il superamento dei livelli di diossina e furani riscontrati nella zona “Parco di guerra” di Massafra, l’inclusione del sito nell’area ad elevato rischio ambientale ed in quella di interdizione al pascolo in seguito ad ordinanza regionale del 2010.
Il maggior prelievo di acqua risulta inoltre incompatibile in una regione nella quale il fenomeno del depauperamento delle risorse idriche sotterranee ha assunto dimensioni preoccupanti. Infine, il piano di monitoraggio presentato dall’Appia Energy appare del tutto inadeguato poiché impostato non sul campionato in continuo dei microinquinanti, ma sulla loro misurazione quadrimestrale.
Comunicato stampa di Legambiente
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