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Greenpeace in azione a Bologna contro Enel

BOLOGNA – Milioni di tonnellate di CO2 prodotte ogni anno e nessuna intenzione di smettere. Così Enel festeggia il suo cinquantenario. Per protestare contro il massiccio uso di carbone per produrre energia, attivisti di Greenpeace sono entrati in azione questa mattina a Bologna, in piazza XX settembre, dove l’azienda ha allestito il suo villaggio tecnologico itinerante “Enel 5.0”.

Sul pianale di un camion fermo davanti al museo interattivo, Adriano Bono, cantautore romano, accompagnato dal dj dei Torpedo Sound Machine Federico Camici e da Luca Guercio, tromba dei Meganoidi, ha eseguito live il brano “È nell’aria”, con cui denuncia gli impatti ambientali, climatici e sanitari del carbone di Enel. Contemporaneamente, dall’ultimo piano di un edificio sulla piazza, attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione di oltre 70 metri quadri con la scritta “ENEL KILLER DEL CLIMA” e l’arma con la quale Enel commette molti dei suoi crimini ambientali: il carbone. Gli attivisti di Greenpeace hanno poi transennato il villaggio Enel con un nastro sul quale si legge “Climate Change Crime”.

«Vogliamo raccontare al Paese la verità sulla principale azienda energetica italiana – dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace -. Enel vuole “ridipingere di verde” la propria immagine, ma noi sappiamo bene che sotto quella patina di colore, per cui l’azienda spende milioni di euro in campagne pubblicitarie, c’è il nero del carbone. Con questa fonte, la più nociva per il clima e la salute, Enel produce il 41% della sua elettricità in Italia».

Con questa azione Greenpeace rilancia i dati e i risultati della sua indagine su Enel: l’azienda è il maggiore emettitore di CO2 in Italia, con oltre 36 milioni di tonnellate prodotte lo scorso anno, più di una tonnellata di anidride carbonica al secondo. La sua produzione elettrica a carbone causa in Italia una morte prematura al giorno e danni per circa due miliardi di euro l’anno (secondo una stima che applica la metodologia dell’Agenzia Europea per l’Ambiente a dati di emissione ufficiali).

«Enel celebra il suo cinquantenario – conclude Boraschi -. È un compleanno triste, come la prospettiva di un’azienda che, dopo essere stata sonoramente bocciata sul nucleare dalla grande maggioranza degli italiani proprio un anno fa, ripiega sul carbone, una fonte ancora più vecchia e senza futuro».

Enel possiede otto delle tredici centrali alimentate a carbone in Italia. Ha già presentato richiesta per realizzarne altre due e, nelle parole del suo amministratore delegato Fulvio Conti, vorrebbe addirittura raddoppiare la quota di produzione a carbone. Mentre il mondo va verso l’energia pulita e rinnovabile, un’azienda controllata al 30 per cento dal Governo minaccia il Paese con la più sporca e dannosa tra le fonti fossili.

Greenpeace chiede a Enel di dimezzare la sua produzione a carbone entro il 2020 e di azzerarla al 2030, rinunciando ai progetti di nuove centrali a carbone e sostituendo al carbone fonti pulite e rinnovabili. L’associazione ambientalista ha lanciato da due mesi una campagna per denunciare gli impatti ambientali, sanitari ed economici di Enel in Italia: chiunque può seguirla e sostenerla sul sito www.FacciamoLuceSuEnel.org

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