Lo stile, dunque, resta quello della famosa legge regionale anti-diossina, salutata come “rivoluzionaria” nel campo della tutela ambientale, pur essendo priva di qualunque valenza scientifica. Inoltre, non sono ancora chiari quali saranno i criteri e i parametri che si seguiranno per ottenere gli obiettivi che ci si é prefissati. Men che meno capiamo il perché la Regione Puglia, che come i Comuni ha competenza per legge di operare nel campo della tutela della salute, continui a legiferare nel settore della tutela ambientale la cui potestà, per la nostra Costituzione, spetta unicamente allo Stato (leggi Ministero dell’Ambiente): lo stesso Palese, del resto, chiarisce che le valutazioni finali dipenderanno da quanto sarà deciso dal famoso tavolo romano su Taranto.
A tal proposito, ad esempio, ci piacerebbe sapere il perché la Regione non abbia mai operato con altrettanta celerità per l’istituzione delle mappe epidemiologiche e per un finanziamento serio del registro tumori: che sicuramente non saranno la panacea di tutti i mali, ma certamente reciterebbero un ruolo determinante nella conoscenza scientifica de nesso di causalità tra l’inquinamento, le varie malattie, la loro incidenza e i conseguenti decessi. Tutto questo, però, comporterebbe operare seriamente contro gli interessi di Ilva, Eni, Enel e Cementir: meglio quindi girare a largo, facendo vedere al popolino che ogni tanto qualcosa la si fa. Che poi questo non serve a risolvere i problemi di un territorio e dei suoi abitanti, ancora una volta lascia il tempo che trova.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 24 maggio 2012)
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