I valori si attestano al di sotto del vecchio limite (8 picocrammi al grammo) e al nuovo (6,5), ma l’andamento risulta oscillante: in determinati periodi si abbassano, in altri si alzano sfiorando la soglia consentita. E’ la dimostrazione evidente che quelle acque sono ancora a rischio. Più cresce la massa grassa delle cozze più aumenta l’assorbimento delle sostanze inquinanti. Ecco perché è assolutamente necessario togliere al più presto quei mitili dal primo seno e tentare di salvare almeno la produzione del 2012. Non bisogna illudersi, quindi, che l’emergenza sia stata superata. Occorre fare piena luce sulle fonti inquinanti e inchiodare più di qualcuno alle sue responsabilità. Bisogna individuare, ad esempio, chi (e come) ha utilizzato come discarica il terreno occupato dalla San Marco Metalmeccanica, nella zona industriale tra Taranto e Statte, circostanza citata in una relazione del servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia. Più di qualcuno, in questa città, tende a dimenticare. Inchiostro Verde preferisce andare nella direzione opposta.
Alessandra Congedo
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