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Analisi ok, mitilicoltori disperati: «Fateci vendere le nostre cozze»

TARANTO – «Devono autorizzarci a vendere il prodotto, ormai è una questione di sopravvivenza. Se non lo faranno ci rivolgeremo al Prefetto». I mitilicoltori del primo seno di Mar Piccolo tornano a far sentire con forza la loro voce. Ieri mattina, i rappresentanti di varie cooperative si sono recati alla Asl per chiedere i risultati dei prelievi effettuati nello specchio d’acqua interessato dall’ordinanza che dal 22 luglio 2011 vieta il prelievo e la vendita di cozze a causa di una contaminazione da Pcb (policlorobifenili).

Dopo aver ottenuto l’ok da Michele Conversano, responsabile del Dipartimento di Prevenzione, hanno fatto tappa all’ospedale Testa, dove hanno sede i Servizi Veterinari, diretti dal dottor Teodoro Ripa. Qui, hanno potuto finalmente entrare in possesso di tutti gli esiti dall’agosto 2011 fino a marzo 2012. Se si esclude un singolo caso (novembre 2011), i valori sono sempre risultati conformi sia per le diossine che per i Pcb.«I nostri mitili  rientrano nei limiti di legge – ha dichiarato Luciano Carriero, presidente della cooperativa Cielo Azzurro – perché non possono essere messi sul mercato? Stiamo ricevendo tante richieste da ogni parte d’Italia ma abbiamo le mani legate perché ci vietano la commercializzazione».

La prospettiva di trasferirsi in Mar Grande, nel tratto del Lungomare, viene vissuta con estrema diffidenza. «Con quali soldi potremo realizzare i nuovi impianti? – si sfoga un altro operatore – dopo aver perso l’annata 2011 e quindici mesi di lavoro, non ci è rimasto nulla. Ora tutti ci chiudono le porte, a cominciare dalle banche». Inoltre, va detto che il trasferimento avverrebbe sotto vincolo sanitario. Bisognerebbe aspettare sei mesi per la classificazione delle acque per la mitilicoltura. Ormai si ha la netta sensazione che sia troppo tardi anche per salvare la produzione del 2012. Tra i mitilicoltori c’è una doppia amarezza: si sentono delusi sia dalle istituzioni, troppo lente nel decidere, sia dalle associazioni di categoria, apparse poco intraprendenti.

«A noi il dolore arriva prima degli altri perché abbiamo gli allevamenti solo nel primo seno di Mar Piccolo. Senza quello specchio d’acqua siamo finiti – ha sottolineato Carriero – gli altri si stanno accorgendo della nostra disperazione con eccessivo ritardo. Dovevano muoversi prima». Mario, un mitilicoltore più grande d’età ha confidato il suo malessere: «Ormai dobbiamo andare avanti con l’aiuto dei parenti. E’ una situazione umiliante che non auguro a nessuno».

Che fare, dunque? Per loro la risposta è semplice: «Comune e Asl ci devono autorizzare a vendere i mitili già da ora revocando il divieto – hanno detto – altrimenti siamo pronti ad andare dal Prefetto». Dai loro discorsi si intuisce chiaramente che sono intenzionati a organizzare anche eclatanti forme di protesta pur di far sentire le loro ragioni. Infine, un ulteriore appello alla Asl: «Chiediamo che i controlli vengano effettuati con maggiore frequenza. Non possiamo aspettare fine maggio per avere i risultati di aprile. Noi abbiamo bisogno di certezze. E subito».

Alessandra Congedo (Corriere del Giorno)

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