“Si ribadisce la richiesta all’azienda di adottare, ad horas, i necessari interventi”, vi si legge. La Conferenza dei servizi aggiungeva: “In mancanza, si richiede al Comune l’emanazione di apposita ordinanza di diffida per l’adozione dei citati interventi a salvaguardia della salute umana e dell’ambiente”. Cio’ nonostante la messa in sicurezza d’emergenza della falda sotto l’Ilva non e’ stata realizzata.
La conferenza alla Camera ha evidenziato come questa “grande opera” su un’area due volte la citta’ di Taranto potrebbe rendere protagonisti del disinquinamento gli stessi lavoratori Ilva che oggi rischiano la cassa integrazione in caso di sequestro – da parte della magistratura – di alcuni impianti dell’area a caldo.
Il progetto presentato prevede la formazione dei lavoratori e il sostegno al reddito con il FSE (Fondo Sociale Europeo), ulteriori forme di integrazione del reddito dei cassintegrati e l’uso dei fondi europei FESR per la progettazione e i lavori di bonifiche.
A tali fondi derivanti dalla programmazione regionale, potrebbero essere affiancati quelli derivanti dalla programmazione nazionale (Pon) e da fondi ex-FAS (sviluppo e coesione).
Tali interventi non sono preclusivi dell’applicazione del principio europeo secondo il quale “chi inquina paga”.
Il documento presentato si puo’ scaricare www.peacelink.it
Comunicato stampa di Peacelink
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