«Il Comune – continua Carriero – non ha selezionato le aziende che possono spostare le cozze nell’area designata di Mar Grande e sta dando la possibilità ai mitilicoltori di scegliere la zona da occupare. Ciò ha creato grande confusione e sta scatenando una guerra tra poveri». Il mitilicoltore afferma che «lo spazio riservato ai mitili in Mar Grande basterebbe ad ospitare le quattro aziende che oggi producono l’ “oro nero” nel primo seno di Mar Piccolo. Al contrario, non potrebbe ospitare anche le altre sei aziende che hanno la possibilità di cambiare la collocazione del loro prodotto nella seconda insenatura del Mar Piccolo». L’uomo di mare non è tranquillo e pensa che «gesti simili potrebbero ripetersi perchè la questione trasferimento è solo agli inizi. Per questo motivo chiedo maggior controllo da parte delle istituzioni e degli organi competenti». Carriero si sente ferito ed amareggiato.
L’affondamento dell’imbarcazione più importante della sua flotta (la cooperativa possiede altre piccole barche) ha lasciato un segno profondo. «Il morale è a picco – commenta – come la barca. Sono stati resi vani i sacrifici di una vita e questo colpo arriva dopo due anni di crisi del settore in cui il lavoro era ridotto. Si lotta da due anni ma oggi non so se ripartirò ancora». Il mitilicoltore stima che per ritornare sul mercato saranno necessarie ingenti risorse economiche. «Con la nave è stata distrutta anche tutta l’attrezzatura – precisa -. Per riparare questo danno penso serviranno circa 50 mila euro a cui si dovranno aggiungere altri 50-60 mila euro per la realizzazione del nuovo impianto nei pressi del lungomare». Al danno economico si aggiunge l’incognita per il futuro delle sette persone di equipaggio della barca affondata. «Ieri (venerdì per chi legge, ndr.) – ricorda – ho consegnato l’ultima busta paga. Non so cosa succederà il prossimo mese. Ho detto loro di essere liberi ed io, da lunedì, capirò se ci saranno le condizioni per riprendere questo lavoro».
Luca Caretta
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