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Fotovoltaico, il mercato si prepara al calo degli incentivi

MILANO – Il fotovoltaico italiano si prepara a un nuovo taglio degli incentivi pubblici, consapevole del calo registrato dalle materie prime e del difficile momento che sta vivendo l’Italia, ma chiede misure graduali che evitino la paralisi di uno dei pochi settori economici in crescita nel nostro Paese. È il messaggio emerso nel corso di un convegno organizzato a MCE – MOSTRA CONVEGNO EXPOCOMFORT – manifestazione leader mondiale nell’impiantistica civile e industriale, nella climatizzazione e nelle energie rinnovabili in corso fino a venerdì 30 marzo in Fieramilano – su “Fotovoltaico e Termico: parte di un sistema energetico integrato”.Dopo il benvenuto di Massimiliano Pierini – Business Unit Director Reed Exhibitions Italia, organizzatrice di MCE – MOSTRA CONVEGNO EXPOCOMFORT – ha introdotto i lavori Vittorio Chiesa, responsabile del dipartimento Energy&Strategy al Politecnico di Milano, che ha tracciato lo stato dell’arte del fotovoltaico nella Penisola, sottolineando che il 2011 è stato un anno boom in Italia, con impianti installati per oltre 9,3 GW. Un dato che ci colloca al secondo posto a livello mondiale dopo la Germania. Il nuovo anno, invece, vede un rallentamento della corsa, sia per le difficoltà di accesso al credito, sia per le bozze che hanno preso a girare relativamente al Quinto Conto Energia. “Una riduzione degli incentivi è accettabile, anche alla luce del calo registrato dalle materie prime”, ha spiegato, “ma l’incertezza creata dall’esistenza di bozze ufficiose rischia di paralizzare il mercato”. Chiesa ha presentato uno studio realizzato dal suo dipartimento universitario, secondo cui l’industria sarebbe pronta a fronteggiare la fine degli incentivi a partire dal 2014, ma solo in presenza di condizioni particolari, come l’irraggiamento elevato e un ulteriore calo delle materie prime.

Andrea Brumgnach, consigliere di Anie/Gifi, ha criticato i continui interventi normativi sul tema degli incentivi, che rischiano di mandare in confusione il mercato e offrire un’immagine negativa dell’Italia a livello internazionale. “Nel 2010 è stato messo a punto un piano triennale, rivisto pochi mesi dopo con un nuovo obiettivo quinquennale. Oggi si parla di nuovi interventi e nel frattempo il mercato rallenta perché non vede chiarezza”, è stato il suo commento.

Alla base del probabile nuovo Conto Energia c’è proprio la corsa del fotovoltaico nella Penisola. L’obiettivo di budget annuale è stato fissato a 6 miliardi di euro, ma già nel primo scorcio del 2012 si è arrivati a una quota cumulata di 5,6 miliardi. “I piccoli operatori rischiano di pagare il prezzo più elevato in questo clima di incertezza diffusa”, ha commentato Maurizio Esitini, direttore generale di Assistal (Associazione Nazionale  Costruttori di Impianti). Mentre Alessandro Cremonesi, presidente di Ifi (Industrie Fotovoltaiche Italiane), ha chiesto che si ponga fine agli squilibri creati dagli stessi incentivi. “Siamo in una situazione paradossale: se in Cina gli incentivi cominciano a muovere solo ora i primi passi, le aziende cinesi hanno conquistato il mercato con l’80% della produzione mondiale. Un risultato raggiunto anche grazie a una politica di dumping che ha penalizzato i produttori italiani“.

Marco Pigni, direttore di Aper (Associazione Produttori da Energia Rinnovabile), ha auspicato una soluzione equilibrata: “In un mondo globale non ha molto senso assumere posizioni autarchiche”, ha premesso, per poi specificare: “Appuntamenti come questa fiera dimostrano che la crescita passa per uno scambio di competenze e know-how che travalicano i confini nazionali. Questo non vuol dire dimenticare che l’industria italiana è svantaggiata sul fronte dei prezzi rispetto a quella asiatica e va tutelata con soluzioni premiali, come previsto dal Quarto Conto Energia”. In vista di una ridefinizione degli incentivi, Pigni ha auspicato che si ragioni “in un’ottica integrata dell’efficienza e della sostenibilità energetica, superando l’approccio poco organico spesso seguito in passato”.

Un invito condiviso da Sergio D’Alessandris, presidente di Assolterm (Associazione Solare Termico), che ha lamentato una scarsa considerazione delle istituzioni sul tema: “L’Enea certifica che l’80% dei consumi energetici domestici riguarda l’ambito termico, ma ancora mancano i decreti a sostegno del settore, attesi già nell’autunno scorso. Se a questo si aggiunge il rischio di fine delle detrazioni al 55% previste per gli interventi di efficienza energetica in ambito domestico, emerge un quadro sconcertante”. D’Alessandris ha concluso sottolineando di non voler esclusivamente difendere la categoria: “Così facendo, si penalizza l’intero Paese”, ha spiegato, “perché mancheremo gli obiettivi europei al 2020, andando incontro a un processo di infrazione”.

Ha concluso la tavola rotonda l’intervento di Federico Musazzi, Segretario Assotermica (Associazione produttori di apparecchi e componenti per impianti termici), evidenziando come: “l’industria europea, e in particolare, quella italiana sono in grado di offrire le migliori tecnologie in materia di efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili termiche. MCE è una chiara dimostrazione e il luogo ideale dove poter toccare con mano quanto di più innovativo il mercato offre”. “Come Assotermica ci auguriamo, in primo luogo, maggiore strutturalità e certezza del meccanismo di incentivi per le fonti termiche e in secondo luogo, una revisione degli obblighi minimi di copertura degli edifici derivanti da fonti termiche per il riscaldamento, l’acqua calda sanitaria e il raffrescamento rispetto a quanto previsto attualmente dall’allegato 3 del decreto 28/2011 che ad oggi prevede valori estremamente severi che nella realtà sono difficilmente praticabili”.

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