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Campionamento in continuo e bonifiche, le priorità indicate da Mario Laruccia (I Riformisti)

Dall’entrata in vigore della legge regionale sulla diossina la questione ambientale è stata caratterizzata e quasi monopolizzata dal dibattito intorno a questo inquinante, quasi che la città non sia afflitta dall’azione venefica dell’anidride solforosa, delle polveri sottili, dell’ossido di carbonio, del benzo(a)pirene, mercurio, cromo, arsenico, …

E’ recente la polemica circa la valutazione dei livelli delle emissioni di diossina rilevate dall’ARPA con il metodo delle campagne di rilevamento ovvero di rilievi concentrati in tre periodi dell’anno. Bisogna convenire che sebbene il metodo sia contestabile nei suoi esiti senz’altro il quantitativo di diossina emessa dai camini dell’Ilva è significativamente diminuito rispetto agli scorsi anni, ciò è confortante ma non perché il ridotto inquinamento da diossina sia foriero di un minor rischio per la salute dei cittadini, che è stato limitato invece dalla interdizione al pascolo e alla coltivazione dei terreni inquinati, ma perché lascia intravedere la possibilità di bonificare il territorio, per 20 km circa intorno allo stabilimento siderurgico sul quale la diossina si è depositata a quintali nei decenni trascorsi ad iniziare dalla produzione Italsider. Bisogna infatti considerare che la diossina non si disperde molto nell’aria e quindi non la si respira bensì la si mangia, perché essendo pesante precipita al suolo e sulle piante entrando nella catena alimentare. I danni alla salute provengono dalla sua ingestione con gli alimenti, i latticini in primis e le carni ovine.

Il massimo danno all’ambiente e alla salute è già stato fatto, quello alla salute è stato limitato poiché i capi di bestiame contaminati sono stati abbattuti, quello all’ambiente no. Infatti le aziende colpite dal provvedimento che ha determinato una significativa perdita di posti di lavoro non possono riprendere l’attività perché i nuovi capi che si alimentassero sui pascoli inquinati e che tali restano nonostante la minore quantità di diossina emessa si contaminerebbero e il nefasto ciclo riprenderebbe.

Solo se e quando venisse attuata la procedura di rilevamento della diossina emessa in continuo alla bocca dei camini dovesse dare risultati di media annua inferiori alla soglia prevista dalla legge regionale, si potrebbe procedere alla bonifica del territorio e alla ripresa delle attività degli allevamenti ovini.

Sarà  incombenza della, voglio sperare, nuova Amministrazione che si insedierà  a Palazzo di Città in primavera far sì che tale metodologia di rilevamento sia adottata e che si inizino le bonifiche ambientali in danno dello Stato che ha inquinato il nostro territorio con l’Italsider e del privato Riva che ha fatto altrettanto con l’Ilva.

Comunque lo si veda il futuro di Taranto, con o senza l’Ilva, la riduzione delle emissioni inquinanti si pone come una esigenza inderogabile. Qualunque coalizione politica governerà la città nella prossima consigliatura dovrebbe dichiarare con precisione nel suo programma politico gli obiettivi specifici da raggiungere in tal senso e ritengo che il controllo del benzo(a)pirene emesso dalle cokerie e la copertura del parco minerali sono quelli prioritari congiuntamente al rilevamento in continuo delle emissioni di diossina.

Dinanzi all’enormità del problema ambientale e dell’impegno richiesto alle forze politiche, quantomeno per mitigarlo, risibili e patetiche risultano le affermazioni del sindaco Stefano che annovera tra i risultati positivi della sua politica ambientale l’aver piantumato 200 alberi al quartiere Paolo VI e l’aver realizzato i rondò perché le auto non sostino ferme ai semafori a motori accesi. 

Comunicato stampa di Mario Laruccia, consigliere comunale del gruppo “I Riformisti”

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