A preoccupare sono anche i tempi tecnici necessari agli enti preposti per classificare le nuove aree in Mar Grande come acque idonee alla mitilicoltura. «Ci vogliono sei mesi – ha sottolineato Carriero – se si parte subito riusciamo a far coincidere questo periodo con quello necessario alla crescita dei mitili e alla loro commercializzazione». Sulla stessa lunghezza d’onda è Mario Imperatrice, biologo appartenente a Confcooperative: «L’Amministrazione Comunale deve emettere un provvedimento per consentire il trasferimento del novellame offrendo questa opportunità, innanzitutto, agli operatori ittici che risultano in regola. Il sindaco Stefàno avrebbe dovuto gestire direttamente la situazione. Invece, stiamo assistendo a delle lungaggini burocratiche che potrebbero mettere a serio rischio la produzione del 2012».
Tra le proposte avanzate da Confcooperative c’è quella di individuare due punti ufficiali per lo sbarco delle cozze: uno nel primo seno di Mar Piccolo, dove c’è il mercato ittico, l’altro a Praia Mare, riservato agli allevatori che operano a San Vito. Il tutto con l’obiettivo di rendere più trasparente l’attività mitilicola. Ma è sulla concessione delle nuove aree in Mar Grande, nel tratto del Lungomare, che si concentra l’attenzione degli operatori. Sullo sfondo ci sarebbe anche l’ipotesi di utilizzare uno specchio d’acqua nei pressi di Punta Rotondella.
La necessità di agire con la massima tempestività viene ribadita da Michele Conversano, responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl ionica: «Per valutare la qualità dell’acqua nelle nuove aree in Mar Grande, sia quelle a meno di 500 metri dagli scarichi di emergenza dell’Aqp, che quelle situate oltre, occorrono almeno sei mesi. Per partire subito con la sperimentazione è necessario avere l’ok del Comune per le concessioni e il trasferimento. Anche noi siamo convinti che non ci sia più tempo da perdere. Non si può mica vendere il prodotto a settembre».
Intanto, restano aperti altri due fronti piuttosto delicati: l’accertamento delle fonti inquinanti e la bonifica del primo seno di Mar Piccolo. «A quanto pare gli attori principali della contaminazione hanno carattere statale: la Marina Militare e l’ex Italsider – ha evidenziato Imperatrice – inoltre Taranto è un Sito di Interesse Nazionale. Motivi che impongono un impegno diretto da parte del Governo. Gli enti locali dovrebbero aprire una vera e propria vertenza con lo Stato e incominciare a ragionare su un nuovo modello di sviluppo che consenta la crescita della filiera delle cozze. Perché finora non è stato fatto? Inoltre bisogna andare a fondo su come è stato smaltito l’apirolio sul territorio ionico negli anni passati incrociando i dati forniti dalle aziende con quelli in possesso degli enti e fare chiarezza sul sospetto che ci siano fusti di apirolio sotterrati nell’area ex Fincantieri (zona Mar Piccolo) e altrove».
Alessandra Congedo (Corriere del Giorno)
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