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Inquinamento e tumori, la preoccupazione dei salentini per i veleni che arrivano da Taranto e Brindisi

TARANTO – Rassicurazione: c’è da scommettere che sarà questa la parola d’ordine del 2012, a livello istituzionale e non solo. Sul fronte diossina le basi sono già state gettate nel 2011, con una “prodigiosa” impennata a fine anno. La quarta campagna di monitoraggio al camino E-312, come un sorprendente asso nella manica, ha salvato capre e cavoli consentendo all’Ilva di rispettare il limite massimo della legge regionale antidiossina.

Ora che il rischio di “sforare” la soglia di 0,4 nanogrammi è stato evitato, lo sguardo dei “diretti interessati” sembra posarsi su altri obiettivi, primo fra tutti quello di rassicurare la popolazione ionica sull’emergenza tumori. Una tendenza già emersa durante la conferenza stampa di martedì scorso, tenuta a Bari dal governatore Vendola e dal direttore generale di Arpa Puglia. Proprio Giorgio Assennato ha parlato di un trend in miglioramento dal 2007, sia per l’incidenza che per la mortalità.

Intanto, però, i veleni prodotti sul territorio ionico continuano a preoccupare i salentini. Lo scorso  23 dicembre, nell’ex monastero di Sant’Elia, nelle vicinanze di Trepuzzi, si è tenuto un convegno sul tema  “Salento: il sole, il  mare,  l’inquinamento”, organizzato dall’associazione culturale Fermenti Intraprendenti.

Come scrive la collega Federica Guido in un articolo pubblicato sul sito di “Guagnano Informa”, l’incontro si è aperto con la proiezione di due filmati: il primo sull’Ilva di Taranto, il secondo sulla centrale termoelettrica di Cerano. Tra gli esperti intervenuti anche il  prof. Giuseppe Serravezza, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro Tumori, il quale ha  sottolineato che il problema oggi è l’incidenza, ossia il preoccupante numero delle persone che si ammalano di cancro, smisuratamente più elevato rispetto al passato e che finisce per vanificare i successi ottenuti dalle cure.

“Esiste un vero e proprio “mercato della salute” – ha dichiarato il professore –  in quanto la ricerca viene affrontata perlopiù da aziende private guidate dalla logica del profitto e poco interessate all’individuazione delle cause della malattia che ne agevolerebbe la prevenzione. Occorrerebbe affrontare con maggiore impegno e determinazione l’emergenza ambientale, in quanto nel Salento in pochi anni i tumori per cause ambientali sono costantemente aumentati, a causa di modelli di sviluppo industriale errati”.

Infine, la dottoressa Cristina Mangia, ricercatrice di Fisica dell’atmosfera presso l’Istituto Scienze dell’Atmosfera del Clima del CNR di Lecce, ha presentato modelli matematici, adottati per simulare e prevedere la distribuzione e la diffusione delle sostanze nocive emesse nelle zone industriali di Brindisi e Taranto e dirette verso il Salento. Sostanze che non conoscono confini e che riescono a fare danni anche lì.

Alessandra Congedo

Strettamente collegato all’argomento è l’articolo di Gianmario Leone  “Non giocate col fuoco”. Per leggerlo clicca qui TaOggi32_07

admin

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  • Sarebbe interessante diffondere i modelli matematici, adottati per simulare e prevedere la distribuzione e la diffusione delle sostanze nocive emesse nelle zone industriali di Brindisi e Taranto e dirette verso il Salento!

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