Ancora una volta un attivista che dimostrava pacificamente è stato “bandito” da una città, Roma, in cui peraltro lavora. Era già successo nel 2007 a Brindisi, quando dopo un’azione di protesta alla centrale a carbone più inquinante d’Italia dodici attivisti furono banditi per tre anni. Pochi mesi dopo, il Tar di Lecce annullava il decreto di polizia. É successo di nuovo a fine maggio, dopo l’azione allo Stadio Olimpico di Roma nella campagna contro il nucleare, e anche in quel caso il Tar si è pronunciato all’inizio di settembre.
«L’utilizzo di uno strumento di riduzione della libertà concepito per criminali e oggi assorbito dalla normativa antimafia è un atto non solo sproporzionato ma profondamente sbagliato. Criminalizzare chi manifesta in modo spettacolare ma pacifico per difendere l’ambiente e il clima globale, un bene comune dell’umanità, è un errore grave. E ancora di più in un Paese che ha una lunga e triste tradizione di violenza politica e di terrorismo.» commenta il Direttore esecutivo di Greenpeace Giuseppe Onufrio.
«Il Ministro dell’Interno è già stato avvertito da una interrogazione al Senato a firma Ferrante e Della Seta. Ci aspettiamo un intervento rapido per porre rimedio a un atto sbagliato da tutti i punti di vista» conclude Onufrio.
Greenpeace ha lanciato in occasione dell’apertura della conferenza sul clima a Durban una petizione www.greenpeace.it/durban per chiedere al Ministro dell’Ambiente Clini politiche più incisive per la salvaguardia del clima e del Protocollo di Kyoto.
Comunicato stampa di Greenpeace
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