«Quanto poi alla presunta origine ‘politica’ delle prescrizioni – prosegue l’assessore – se questo vuol dire indirizzo politico legato al rispetto delle direttive europee che presentano l’AIA come uno strumento essenziale per ridurre l’assorbimento da parte degli insediamenti produttivi di risorse naturali, allora siamo d’accordo. Giacché una delle prescrizioni, ad esempio, riguarda l’uso di acque depurate per il raffreddamento degli impianti – conclude Nicastro – per risparmiare i 10 milioni di metri cubi/anno che attualmente l’Ilva preleva dal Sinni e che, invece, potrebbero essere utilizzati nella rete idrica potabile della regione».
Sulla vicenda si registra anche un intervento di Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia: «Eravamo e siamo tuttora convinti che l’Aia approvata e concessa dal Ministero dell’Ambiente previa delibera della Regione Puglia fosse già di per sé troppo ‘morbida’ nei parametri. Così come non ci smuoviamo dalla convinzione che l’Ilva non fosse nelle condizioni di ottenere l’Aia. Pur dando atto all’azienda di investimenti sulla sicurezza dei lavoratori e per la riduzione delle emissioni inquinanti, tanto è ancora il lavoro da svolgere e che, a quanto pare, non c’è alcuna intenzione di portare avanti».
Nello specifico, Pugliese fa riferimento “alla bonifica di 115 km quadrati di territorio, che nonostante un accordo di programma firmato cinque anni or sono, non è mai iniziata, ai parchi minerali che versano nelle medesime condizioni di 50 anni fa, alle emissioni cancerogene delle cokerie che continuano senza sosta o alle emissioni di diossina degli impianti di agglomerazione che non hanno ancora raggiunto il livello di 0,4 nanogrammi imposto dalla legge”. La UIL si dice pronta a far fronte al ricorso dell’Ilva: «Valuteremo assieme ai legali del sindacato e ad un team di tecnici – annuncia il segretario generale – il da farsi, in base al contenuto del ricorso. E non escludiamo di adire le vie legali».
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