Liberalizzare in sanità significa permettere che un paziente possa scegliere come proprio medico quello di cui si fida e per quanto nel piano regionale della salute 2008 – 2010 sia insito tale principio base esso viene costantemente tradito nella pratica. Il principio della libera scelta è, infatti, tradito se si pensa al fatto che un medico riconosciuto come professionalmente preparato e bravo, qualora non sia convenzionato con il sistema sanitario nazionale, e che pertanto lavora privatamente, potrebbe essere escluso dalla scelta di cura dei cittadini meno abbienti, che dovrebbero appunto accontentarsi solo dei professionisti disponibili nel pacchetto del sistema sanitario.
Oppure, spesso, accade che una persona curata in un ospedale non veda sempre soddisfatte tutte le sue esigenze e aspettative di degenza, ecco che liberalizzare per me significa: convenzionare tutti i medici, creando il sistema virtuoso della concorrenza per bravura fra loro, cioè un sistema che gioco forza impone ai meno bravi di elevarsi per rimanere sul mercato e ai più bravi di essere scelti da chiunque anche dai meno abbienti.
Giustamente qualcuno potrebbe argomentare che i più bravi potrebbero essere i più richiesti e conseguentemente potrebbero non riuscire a soddisfare le richieste di molti pazienti però è anche vero che i più bravi per snellire la loro attività potrebbero realizzare studi associati, secondo meritocrazia professionale, nei quali seguire e dirigere l’attività di assistenza e cura all’utenza. Bisogna portare le Asl alla vera funzione di “controllo” secondo principi di legalità, di risparmio effettivo sugli sprechi e a favore del paziente.
Tutto ciò si deve realizzare secondo livelli assistenziali ben definiti, incardinati in un budget individuato per malattia, per il quale il medico richiesto dal paziente, e da lui scelto liberamente, diventi responsabile della cura del paziente e di tutto programmato come iter assistenziale. Tutto ciò è lontano dalla “privatizzazione” anzi significa mettere tutti sullo stesso piano: professionisti ed utenti che si vedono inseriti in una sorta di competizione positiva tesa al miglior risultato di cura e/o guarigione da conseguire. Per metabolizzare tutto questo ci vuole il supporto della politica che voglia acquisire credibilità e peso, levatura, con discorsi importanti e di estremo beneficio per i cittadini.
Accade che nel momento in cui si sposta il ragionamento sanitario da “ospedalocentrismo” ad eliminazione degli sprechi e dei ricoveri impropri, con l’obiettivo di fornire una reale assistenza e cura al paziente, taluna politica, che invece vive grazie agli interessi economici ed indirettamente elettorali degli ospedali, storce il naso perché vorrebbe continuare a vivere nel sistema alimentato dal business insito negli ospedali. Liberalizzare significa interrompere drasticamente tutto questo meccanismo marcio e conseguentemente liberare energie positive di meritocrazia e costruttivismo a beneficio della società civile e della ripresa non solo sanitaria ma di tutto. Liberalizzare significa essere maturi mentalmente.
Comunicato stampa di Patrizio Mazza, consigliere regionale dell’Idv
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