“In particolare – sottolinea Legambiente – l’introduzione di un nuovo metodo di rilevamento basato sul valore di 6 volt per metro nell’arco delle 24 ore e non nell’arco dei 6 minuti come avviene oggi, non solo aumenterà l’esposizione dei cittadini alle radiazioni non ionizzanti, ma renderà anche le tecniche di misurazione più complesse e farraginose moltiplicando i contenziosi e i ricorsi soprattutto in sede amministrativa. Per di più la legge quadro (legge n.36/2001), i successivi decreti attuativi, le leggi regionali e i regolamenti comunali in materia, hanno posto criteri così stringenti proprio per minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza che lo IARC (International agency for research on cancer) ha classificato come possibilmente cancerogeni per l’uomo”.
“Ci attiveremo – conclude l’associazione ambientalista – perché vengano mantenute le attuali metodologie di misurazione dell’elettrosmog, che rendono l’Italia uno dei paesi europei più tutelati dall’inquinamento elettromagnetico e a maggior ragione perché questa modifica non è necessaria a sviluppare le cosiddette tecnologie di quarta generazione”.
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