A soli 12 anni viene molestata da un marinaio. Nonostante la querela presentata dal padre, il caso viene archiviato. L’evento lascia tracce evidenti nell’animo di Carmela. I mesi seguenti non le regalano pace. In seguito ad una fuga da casa, finisce in balia di alcuni uomini che la violentano. Quando viene ritrovata, dopo quattro giorni di ricerche, è in condizioni pietose.
Poi intervengono i servizi sociali. Per la ragazza comincia un nuovo e difficile percorso tra istituti che si occupano di minori. La lontananza da casa e dai suoi affetti, la somministrazione di psicofarmaci non le fanno certo bene. Situazioni su cui la Bruzzone, consulente di parte, intende fare piena luce: «Qualcuno deve prendersi delle responsabilità – ha sottolineato – ritengo che ci sia stato un abbaglio degli operatori sociali e del sistema giustizia nel non comprendere la problematicità di questa ragazza e l’importanza di garantirle un accesso diretto alla famiglia. L’inibizione di questo contatto, insieme ad una terapia farmacologica discutibile, ha generato in lei una grande disperazione».
Il gesto estremo arriva durante una delle uscite coi genitori, il 15 aprile 2007, quando Carmela decide di buttarsi dal settimo piano di in palazzo del quartiere Paolo VI. E’ questo il tragico epilogo di una vicenda che pretende giustizia. Tre maggiorenni accusati di violenza sessuale (gli altri due erano minori e se la sono cavata con la “messa alla prova”), sono stati rinviati a giudizio e ora sono alle prese col processo.
Del libro e delle iniziative dell’associazione “IoSòCarmela” si è parlato venerdì scorso nella biblioteca comunale Acclavio. Erano presenti, oltre ad Alfio Frassanito e Roberta Bruzzone, l’avvocato Flaviano Boccassini, la sociologa Maria Vittoria Colapietro e l’insegnante Rosalia D’Arcangelo, coordinatrice dello sportello minori dell’associazione, presto operativo su Taranto per aiutare le vittime di abusi. A coordinare l’incontro Tiziana Magrì.
Un giorno, quello della presentazione, non casuale: proprio venerdì Carmela avrebbe compiuto diciotto anni. La sua presenza si è manifestata in un quadro realizzato dall’artista Ezia Mitolo: due occhi che affiorano in un quadro nero, emblema di tutte le sofferenze che ha dovuto patire. Un nero da grattare via, come hanno fatto (materialmente) le persone in sala, per riportare alla luce il volto luminoso di una ragazza che avrebbe meritato dal mondo degli adulti (e dalle istituzioni) ben altre tutele e premure.
Alessandra Congedo (Corriere del Giorno)
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