Proprio la tutela della salute dovrebbe muovere ad un doveroso ripensamento il sindaco di Taranto che in questi giorni ha decretato il suo via libera all’ENI, che con la nuova Centrale Enipower potrà aumentare fino al 276% le emissioni di CO2 e da 70 fino a 350 tonnellate le emissioni di monossido di carbonio; per non parlare poi dell’aumento al 12% delle emissioni fuggitive non convogliate d’inquinanti stimate con il progetto Tempa Rossa. Il destino di un territorio per questioni ambientali sarà sicuramente materia di legiferazione del governo centrale, ma io sostengo che sia necessario esprimere da parte di tutti un giudizio negativo per come si stia gestendo la questione in ambito di diritto alla salute.
Se poi vogliamo valutare anche chi saranno i reali fruitori dei benefici economici anche in questo caso non mi risulta che alla regione serva questa ulteriore produzione di energia, meno che mai ne beneficerà la cittadinanza in termini di profitti o altro, quella che la regione ottiene tramite sistemi non convenzionali può già bastare, figuriamoci quanto può bastare ad un territorio come Taranto rientrante nella classifica dei SIN- Siti contaminati d’Interesse nazionale.
Riguardo invece alla legge” Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già dichiarate ad elevato rischio ambientale” presentata da Cervellera ed altri, ritengo che se come da lui affermato l’obiettivo della legge è quello di ridurre del 20% il livello degli inquinanti tale risultato non darà, a mio parere, alcun beneficio in termini di salute, perché per incidere positivamente sulla salute e sul diritto a nascere e vivere sani non occorre ridurre l’incidenza degli inquinanti ma eliminarli definitivamente.
Inoltre nutro dubbi anche sulla possibilità di arrivare ad un contenimento degli inquinanti perché il sistema di controllo è autoreferenziale e non è soggetto ad un effettivo continuativo riscontro da parte di organismi appositi come l’Arpa, ciò per ammissione dello stesso direttore Assennato, il quale sostiene che non è possibile monitorare in qualsiasi momento la situazione delle immissioni perché potremo solo ottenere un valore di medie ricavate su controlli spalmati in un tempo relativamente lungo, e quindi ciò non fornirà mai la esatta contezza dei picchi di immissione d’inquinanti, testimoniati molto spesso anche dalle reiterate nubi che fuoriescono dalle industrie.
Comunicato stampa del dottor Patrizio Mazza, consigliere regionale dell’Idv
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