E’ stata pubblicata oggi l’interrogazione parlamentare sullo stato di sicurezza della raffineria Eni di Taranto, che a quanto ci risulta non avrebbe adottato il piano di emergenza esterno come previsto dalla legge. Lo stabilimento dell’Eni è una polveriera alle porte di Taranto in quanto produce prodotti petroliferi ed usa sostanze altamente infiammabili e tossiche.
Secondo quanto prevede il decreto legislativo 334/99il gestore è tenuto a redigere il rapporto di sicurezza e a mettere a norma l’impianto. L’Eni peraltro è adiacente all’Ilva in cui sono stoccati 2750 tonnellate di Ossigeno altamente infiammabile. Insomma tra Eni e Ilvai tarantini oltre a subire gli effetti inquinanti siedono su una dinamite.
Il Piano di Emergenza Esterno è finalizzato a proteggere la popolazione da eventuali emergenze industriali provocate da esplosioni o da agenti tossici. Ma la stessa Prefettura di Taranto afferma che il Piano di Emergenza Esterno non è stato approvato perché l’Eni non è in regola. L’Eni ha già ricevuto diversi richiami dal Comitato Tecnico Regionale (CTR) al fine di adeguarsi alla normativa e pertanto di dotarsi di un rapporto di sicurezza attraverso delle prescrizioni che ancora oggi, scrive sempre il CTR nel rapporto del 14/07/2011, risultano inevase.
Il CTR denuncia inoltre superficialità e carenza di documentazione. Il mancato ottemperamento alle prescrizioni di adeguamento alla normativa, che risalgono al 04/07/2009, come confermato dal CTR sarebbe un fatto gravissimo perché mette a rischio la stessa sicurezza dei cittadini di Taranto e dei lavoratori. Peraltro, oltre all’Ilva, nei pressi dello stabilimento Eni, passa la ferrovia, ci sono strutture produttive ed un laboratorio ospedaliero della Asl.
A quanto ci risulta, e da quanto denunciano le associazioni taratine, i cittadini sarebbero all’oscuro di tutto e oltre a non essere adeguatamente informati a Taranto non sono mai state fatte così come prevede la normativa esercitazioni in caso di possibile incidente industriale. Taranto, qualora dovesse essere tutto confermato, si troverebbe seduta sopra una polveriera neppure a norma.
Ho chiesto quindi al Ministro di far luce sulla questione, chiarendo inoltre se al dicastero dell’Ambiente siano state comunicate le verifiche ispettive relative alle misure di controllo adottate, e se risultino provvedimenti di sospensione di attività come previsto in tali casi dall’art. 27 comma 4 del decreto legislativo 334/99. È fondamentale garantire la sicurezza dei cittadini e chi lavora presso l’Eni. Noi dell’IDV sollecitiamo l’Eni di Taranto a rispettare la legge a garantire la sicurezza, altrimenti si renderebbe responsabile anche della chiusura dell’impianto e quindi della perdita dei posti di lavoro.
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