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Bonificare conviene all’ambiente, alla salute e all’economia. Lo dice uno studio autorevole

Interventi di bonifica dei siti inquinati di Priolo e Gela si rivelano vantaggiosi sia per l’ambiente che per la salute, prevenendo decessi e ricoveri e i relativi costi per la salute pubblica. È il risultato di una ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (IFC-CNR) di Pisa e della London School of Hygiene and Tropical Medicine di Londra, pubblicata sulla rivista internazionale Environmental Health, specializzata sulle relazioni tra ambiente e salute.

Da lungo tempo questi due grandi siti industriali sono fonte di preoccupazione per le comunità locali e sono stati oggetto di numerosi studi scientifici su ambiente e salute. Su queste aree esiste un interesse rilevante da parte delle amministrazioni pubbliche nazionali e locali, anche per gli investimenti pubblici e privati in gioco o necessari. Già nel 1998 le due aree furono dichiarate ad alto rischio per il consistente tasso di inquinamento, ed inserite nella lista dei primi 15 Siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN), ma non si è ancora giunti a un’operazione di risanamento vera a propria. Con questo nuovo studio i ricercatori del CNR, Fabrizio Bianchi e Liliana Cori, e della London School, John Cairns e Carla Guerriero, hanno applicato modelli analitici per quantificare i risparmi economici nel settore sanitario che si potrebbero ottenere investendo in bonifiche dei siti contaminati.

Gli eventi negativi di salute presi in considerazione sono stati stimati attribuendo all’inquinamento ambientale i decessi e i ricoveri ospedalieri (per cause tumorali e non tumorali) che risultano in eccesso rispetto a quanto osservato nei comuni limitrofi alle aree di bonifica (dati pubblicati dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Sicilia). Il valore monetario dei decessi e dei ricoveri è stato assegnato con due diversi approcci: il costo di malattia, che considera i costi sanitari diretti e la perdita di produttività, e il così detto metodo della disponibilità a pagare, willingness to pay, che misura quanto gli individui sono disposti a pagare per avere una riduzione del rischio di mortalità e malattie. Questo metodo include i costi non materiali come ad esempio il dolore, la paura e lo stress. La conseguente analisi costi-benefici, assumendo che gli effetti dell’inquinamento terminino 20 anni dopo la bonifica e che gli effetti positivi durino 50 anni, produce una cifra definita indicatore di beneficio netto, che tiene conto dei risparmi in cure e sofferenze (evitando il verificarsi dei decessi e dei ricoveri in eccesso) e dei costi fino ad oggi stimati per le bonifiche.

Lo studio ha stimato che in media, rimuovendo le fonti di esposizione e bonificando le due aree in studio, potrebbero essere evitati ogni anno 47 casi di morte prematura, 281 casi di ricoveri ospedalieri per tumori e 2.702 ricoveri ospedalieri per tutte le cause. Il beneficio netto ammonta a 3,6 miliardi di euro per il sito di Priolo e 6,6 miliardi di euro per il sito di Gela, cifre ben distanti dai fondi allocati fino ad oggi per le bonifiche, pari a 774,5 milioni di euro per il sito di Priolo e 127,4 milioni di euro per il sito di Gela. “La ricerca non intende monetizzare il rischio e tanto meno il danno alla salute, ma fornire stime economiche basate su dati epidemiologici per definire piani di bonifica di lungo respiro e adeguatamente finanziati che, oltre a rappresentare un beneficio netto per l’ambiente e la salute, potrebbero dare sbocchi positivi sul piano dello sviluppo tecnologico ed occupazionale” ha affermato Fabrizio Bianchi, dirigente di ricerca di IFC-CNR.

Fonte: nota stampa della Sezione Epidemiologia dell’Istituto Fisiologia Clinica del CNR. 

Info: fabrizio.bianchi@ifc.cnr.it

admin

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  • Ne siamo tutti convinti...ma se le fonti inquinanti (grandi industrie)restano dove sono e continuano ad inquinare?

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