Ilva, Anna Carrieri chiede giustizia

TARANTO – Sulla sedia a rotelle dal 2004. Per Anna Carrieri la vita è cambiata in un giorno di maggio quando le sue gambe hanno smesso di reagire. Da quel giorno è iniziata la tormentata via crucis tra medici e centri di riabilitazione nel tentativo di capire e soprattutto guarire.

La diagnosi degli esperti, però, non ha lasciato spazio alla speranza di tornare a camminare: paraparesi da “mielite trasversa D10-D11 in soggetto con vescica neurologica”. Anche un’altra sorpresa ha segnato la vita di questa signora di 56 anni, da sempre residente nel quartiere Tamburi, a pochi metri dalle ciminiere: il possibile collegamento tra la sua patologia e le emissioni inquinanti del siderurgico. A generare tale sospetto è stata la scoperta di minerali nel suo organismo.

Tutto ciò ha spinto la signora Anna ad  intraprendere una coraggiosa battaglia legale insieme all’avv. Aldo Condemi, il quale si è detto disponibile ad anticipare le spese legali che la donna non può certo permettersi. L’atto di citazione, che sarà presentato nei prossimi giorni al Tribunale di Taranto, contiene una richiesta di risarcimento danni pari a circa 4 milioni di euro.

Oltre a ripercorrere la triste storia  della donna, il documento elenca le maggiori criticità ambientali e sanitarie della città ionica. Grande rilevanza viene data alla sentenza di condanna della Corte di Cassazione (n. 38936/05), che ha riconosciuto la responsabilità dell’Ilva nell’inquinamento industriale di Taranto.

Si legge nell’atto: «Il fisico di Anna Carrieri, dopo aver respirato fin da piccola tutte le grandissime quantità e varietà di sostanze chimiche e minerali, emesse dall’Ilva ed immesse nell’ambiente circostante, ha ceduto all’avvento di una malattia che la terrà paralizzata per tutta la vita nell’uso degli arti».

Ed ancora: «Tale patologia, che, come definitivamente accertato clinicamente dalla medesima Carrieri in data 04/03/2011, non le consentirà mai più l’uso delle gambe, è stata provocata dall’inalazione di minerali dello stesso tipo, genere e caratteristiche fisico-chimiche che l’Ilva movimenta ininterrottamente nel  quantitativo di 1.700.000 tonnellate al giorno, oltre che da tutte le altre immissioni inquinanti di altrettanta pericolosità».

Inoltre, nel documento si afferma quanto segue: «La responsabilità e il nesso di causalità con le immissioni ed emissioni dallo stabilimento Ilva è stato ampiamente provato nel corso della procedura penale più volte citata, la cui sentenza definitiva della Cassazione è da valere quale giudicato a tutti gli effetti di cui all’art.651 c.p.p., come anche la dolosità del comportamento dei responsabili, oggi ancor più evidente, per la piena coscienza dei danni che certamente sarebbero derivati alla collettività».

Fin qui l’atto di citazione messo a punto dall’avv. Condemi. Gli sviluppi della storia sono affidati ora al Tribunale, nella speranza che la signora Anna possa ottenere almeno un pò di giustizia.

Alessandra Congedo

admin

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  • Spero davvero che questa donna possa avere giustizia e che tutti i tarantini malati a causa dell'inquinamento abbiano il coraggio di ribellarsi come ha fatto lei

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