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Isola di San Paolo: viaggio in un ipotetico futuro

C’è da scommetterci: è sull’acqua che si gioca il destino di Taranto. Una città, la nostra, che per decenni ha tenuto le spalle voltate al suo mare, a tutti i tesori e le bellezze da esso custodite, orientandosi su uno sviluppo economico segnato dalla grande industria. Eppure basterebbe poco per cedere alla tentazione di un sogno possibile, basato sul concetto di ecocompatibilità. Sarebbe sufficiente far perdere lo sguardo verso l’orizzonte per immaginare un’isola che pian piano si trasforma in museo, si anima di turisti, ribolle di attività didattiche e culturali.

Un sogno che nei progetti realizzati nell’ambito del Piano Strategico di Area Vasta Tarantina, inerente il recupero e il riuso delle aree demaniali, ha preso una splendida forma cartacea. Sarà compito delle istituzioni, però, trasformarlo in realtà. Noi abbiamo provato ad entrare dentro a questo sogno ancora appeso ad un complesso iter burocratico. Ispirati dalle diapositive proiettate dagli architetti Antonella Carella ed Egidio Patarino, nel corso di un convegno tenuto a Palazzo di Città lo scorso 3 dicembre, ci siamo lanciati in un ipotetico futuro, immaginandoci nei panni di una coppia di turisti tedeschi che raggiunge Taranto a bordo di un’imponente nave da crociera.

L’impatto visivo con la costa è straordinario. Le persone colte direbbero che si tratta di uno splendido “waterfront”. Una volta scesi a terra, le guide del posto, ci invitano a seguire un itinerario interessante, che prevede innanzitutto una tappa al Museo MarTa, fiore all’occhiello di un’intera regione. Poi, dopo aver attraversato la Villa Peripato, raggiungiamo il “Parco Museale del Mare e della Marineria Militare” ospitato nell’ex stazione Torpediniere. D’obbligo anche una visita a bordo della nave-museo “Vittorio Veneto”, che ci riserva non poche emozioni.

L’itinerario ci è piaciuto, ma non ha saziato del tutto la nostra curiosità. Vogliamo scoprire anche l’Isola di San Paolo. Durante l’occupazione napoleonica rappresentava un importante punto di riferimento per la difesa della rada di Mar Grande. Qualcuno ci racconta che per diverso tempo, in anni recenti, questa piccola isola è stata completamente abbandonata a se stessa, alla mercé di vandali e saccheggiatori.

Mettendoci piede, prima notiamo un bel movimento di turisti e studenti, poi restiamo incantanti davanti alle particolarità architettoniche della Torre Corazzata “Vittorio Emanuele”, risalente a fine ‘800. Lo stesso dicasi per la Batteria Ammiraglio Aubry, la Batteria Traditrice e il Ricovero alla prova. Poi ci sono la Palazzina del Genio (fine ‘800 – inizio ‘900) e la Caserma (metà ‘900). La guida ci spiega che questi edifici ospitano ora il Museo della Piazzaforte e del Mare, una biblioteca multimediale, laboratori scientifici, stazioni di monitoraggio ambientale, una struttura congressuale “leggera”, e persino una piscina cinematografica. Proprio così. E neanche a farlo apposta, in questo momento, c’è una troupe impegnata nelle riprese di un film che poi farà il giro delle sale italiane.

La nostra giornata a Taranto, per quanto intensa, è stata estremamente gradevole. Tornando sulla nostra nave da crociera, notiamo che il cielo è meno cupo di quanto lo fosse nei nostri ricordi. Ci eravamo già passati di qua, qualche anno fa. La nostra attenzione era stata catturata dalle tante nubi, di ogni forma e colore, che uscivano dalle ciminiere. Ora di fumo non ne vediamo quasi più.

Il risveglio da un bel sogno può risultare traumatico. Ma il ritorno alla realtà è la premessa essenziale per lavorarci sopra. Uno sviluppo sano è possibile. Taranto se lo merita.

Alessandra Congedo

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